SOS ACQUA
14 Aprile 2014 - 17:38
Moustapha con il legale Gianluca Paquali
CREMONA - «Quello che ha detto mia moglie non è vero. Non è vero che mi ha legato, facendo finta di propormi un gioco sessuale, sadomaso. La verità è che lei mi ha intontito nella notte. E’ che dopo quello che ha detto, tutti mi prendono in giro. E non è vero che con me lei non era libera. Poteva uscire e soprattutto, non ho mai alzato le mani. Vorrei essere riabilitato».
Facchino in una cooperativa, 35 anni, in Italia da quando ne aveva sedici, Moustapha non si riconosce nel ritratto che due settimane fa la moglie Amina, 24 anni, aveva consegnato al giudice, quando, arrestata per averlo sequestrato in casa e per tentata sottrazione della figlioletta (patteggerà sei mesi, pena sospesa), l’aveva dipinto come un uomo violento che da un anno abbondante la percuoteva. Tanto che il giudice aveva ordinato la trasmissione degli atti al pm, perché l’uomo venisse indagato.
Amina aveva pianificato la fuga in Marocco con la bimba di due anni e all’alba del 31 marzo scorso (lunedì), per sbarazzarsi del marito rimasto a casa («Aveva cambiato il turno di lavoro»), lo aveva legato ai polsi e gli aveva tappato la bocca con lo scotch. Piccola lei, alto lui, come aveva fatto? «Per poterlo immobilizzare, mi sono inventata che volevo fare con lui l’amore in maniera diversa, il bondage (tecnica sadomaso). L’ho legato e sono scappata».
«Dopo quello che mia moglie ha detto, ho disagi ad affrontare gli altri», ha detto Moustapha arrivato in tribunale con il suo legale Gianluca Pasquali
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