L'ANALISI
02 Aprile 2014 - 21:35
Francesco Bordi in tribunale
CREMONA - Lo aveva detto due settimane fa, all’ultima riunione dell’Osservatorio Tamoil. Francesco Bordi, assessore all’Ambiente e tecnico dell’Arpa in aspettativa, lo ha ribadito: «Oggi non c’è più surnatante e le concentrazioni di sostanze inquinanti disciolte nell’acqua sono diminuite sia all’interno che all’esterno dell’area Tamoil». E Bordi lo ha ribadito oggi, a margine del procedimento sull’inquinamento della falda per l’accusa causato, dal 2001 al 2007, dalle fogne vecchie e disastrate della raffineria. Mercoledì 2 aprile si è scritta un’altra puntata del processo che si sta celebrando con il rito abbreviato nei confronti di cinque manager di Tamoil, davanti al gup Guido Salvini.
Per due ore e un quarto, l’assessore Bordi ha indossato la veste del testimone chiamato dal pool dei legali Tamoil come tecnico dell’Arpa (in quella stessa veste era già stato sentito, il 28 febbraio e per tre ore abbondanti, il suo ex capo, Paolo Beati, fino al 31 dicembre scorso direttore dell’Arpa) .In tribunale Bordi è arrivato alle tre del pomeriggio con un fascicolo pieno di carteggio. «Al processo ho ricostruito il lavoro fatto dall’Arpa negli anni in cui ero tecnico e le nostre indagini davano diversi scenari nell’area. L’inquinamento? Non era ascrivibile soltanto alle perdite dovute alle fognature. C’erano diverse potenziali fonti e ciò ci ha consentito di indagare tutta l’area». Dai «rifiuti interrati» all’area «più antica del vecchio deposito» fino «all’area inquinata dalle fognature, un’area limitata», ha spiegato l’assessore. Le video-ispezioni della rete fognaria cominciarono nel 2004. Il processo è stato aggiornato all’udienza del 10 aprile prossimo, poi quella successiva del 22 aprile sarà dedicata alla requisitoria del pm, Fabio Saponara.
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