L'ANALISI
10 Marzo 2014 - 22:58
Raccolta firme a Pessina per la petizione degli indiani sikh per la liberazione dei marò
PESSINA - La comunità sikh cremonese sta con i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Al tempio di Pessina è partita una raccolta firme per chiedere che i due fucilieri italiani prigionieri in India vengano liberati e giudicati in Italia. Nel giro di poche ore si contano già più di 250 adesioni, destinate a crescere nei prossimi giorni.
Gli indiani residenti in provincia di Cremona sono circa ottomila, di cui la metà professa la religione sikh. Sono tutti perfettamente integrati e svolgono un lavoro, prevalentemente in agricoltura. La petizione è indirizzata al governo indiano e a quello italiano e agli avvocati di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i marò accusati di aver ucciso nel 2012 due pescatori imbarcati su un peschereccio scambiato per un battello di pirati, al largo della costa del Kerala, nell’India sud occidentale.
La mobilitazione dei sikh cremonesi è partita quando i rappresentanti della comunità hanno fatto tappa al consolato indiano di Milano insieme al sindaco di Pessina Dalido Malaggi, per esprimere la loro posizione e chiedere un’accelerazione nelle trattative. Subito dopo è stata aperta la raccolta di firme, che durerà un paio di settimane ed è promossa dai responsabili del tempio, guidati dal presidente Jatinder Singh, e dai rappresentanti della 'Indian sikh community Italy', attivi in tutto il nord Italia e guidati dal presidente Kang Sukhdev Singh. Sostegno all’iniziativa degli indiani è stato dato dai Comuni cremonesi di Pessina, Isola Dovarese, Torre dè Picenardi e Cà d’Andrea, che hanno approvato in giunta un documento a favore della liberazione dei due sottufficiali italiani.
Il primo a firmare la petizione è stato proprio il presidente Jatinder. «Gli italiani sono arrabbiati - afferma - e noi viviamo con un certo imbarazzo questa situazione, anche se non abbiamo colpe. Rispettiamo le autorità indiane, ma chiediamo il massimo impegno affinché la situazione si sblocchi e si risolva, anche per il bene degli indiani che vivono in Italia. Così abbiamo promosso queste iniziative, tra due settimane invieremo le firme alla prefettura, poi ai due governi e agli avvocati dei marò».
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