CASALMAGGIORE – Protagonista di un progetto fotografico ‘cyberpunk’, sceneggiatore e attore. Sono diversi gli impegni artistici che stanno coinvolgendo Giuseppe ‘Giupi’ Boles, poliedrico scrittore di Casalmaggiore.
‘Cyberpunk effect’ è un progetto del fotografo Damiano Dargenio e vede tra i modelli anche Boles. Gli 11 pezzi che compongono la mostra verranno esposti ad Amsterdam da mercoledì 30 al 4 novembre, a Milano dal 7 al 9 marzo 2014 e a Maastricht dal 3 al 6 aprile 2014 nella rassegna itinerante Affordable Art Fair. “Ho scelto Boles – spiega Dargenio – per la sua figura come personaggio e la sua capacità di interpretare vari ruoli, è duttile tanto che appare in cinque foto e si presta bene a diversi scenari. Il servizio fotografico è stato realizzato a Milano in zona Bicocca”. Cyberpunk è un movimento letterario che nacque attorno alla metà degli anni ’80 da un’invenzione di Bruce Bethke che vede contemporanea la sovrapposizione del pop all’ high-tech. Il contrasto dell’uomo-macchina diventa un tutt’uno: la carne (flesh) si fonde con il metallo (iron) generando cyborg dotati di un notevole aumento delle capacità rispetto alle azioni altrimenti impossibili all’essere umano.
Il secondo progetto che vede coinvolti Boles è Dargenio è la realizzazione del cortometraggio ‘Confessioni di un peccatore’, di cui sono in corso le riprese. Dargenio assieme a Mauro Cartapani, è il regista mentre Boles sceneggiatore e attore protagonista. “Narra la storia di un viaggio interiore di una persona dissoluta che dopo l’incontro con un lupo vede le cose cambiare davanti a sé”. Le riprese si svolgono tra Milano, Brescia e Bolzano e il progetto terminerà tra circa un anno.
"Damiano Dargenio, dunque, - dice il critico Massimiliano Bisazza - ci presenta hic et nunc il suo nuovo e appariscente lavorofotografico (allontanandosi dal suo passato scatto stile moda secondo una profonda econsapevole scelta stilistica), che si connota in questo scenario apocalittico dominato dallascienza e dalla fantascienza che nasce dalla “Matrice” tabellare informatica e matematicache associano i dati che circondano la nostra dimensione.Osservo i suoi scatti più e più volte e ammirato, silenzioso comprendo che la sensazione èdella ribellione all’attuale ordine sociale delle cose: ma perché una tematica di questogenere mi colpisce? Perché colpisce Dargenio artista?I giochi sono chiari – e non mi riferisco solo all’ambito dei VIDEO-giochi che a centinaia sisono ispirati e a loro volta sono stati ispirazione per il Cyberpunk – inducono allacomprensione totale della poetica scelta da Damiano Dargenio.La Scienza oggigiorno è imponente e onnipresente ma l’arista si chiede come comportarsidi fronte a tal evidente espressione della “nuova” realtà nascente – o forse già nata damolto tempo ma inopinatamente elusa dal collettivo – e le uniche domande/risposteproponibili ai suoi occhi sono solo: la Scienza è evoluzione, dunque va accettata.Abbandonarla significa autodistruzione?L’uomo incede nel pericolo ergendosi al ruolo del Divino?Le sue fotografie sono abitate da personaggi cibernetici, dunque, che ci permettono dirivivere le atmosfere cinematografiche dei noti cult “Blade Runner” e “Matrix”, dove i colorisono “fumosi” grigiastri e con atmosfere sospese, quasi irreali. Oggetti statici ed esserimeccanizzati nell’una o nell’altra parte del proprio corpo. Mi pervade una sensazione disensualità quasi mistica osservandoli. Ogni scatto sembra un fotogramma di un ipoteticofilm che ci narra di un’ ipotetica storia insita nel fotogramma stesso. Essa è dotata di unavita propria e che sembra urlare al cyberspazio: “Memento audere semper”….la lotta vaprotratta fino in fondo, in ogni cosa, in ogni gesto, in ogni dove.Le letture di Dargenio sono sicuramente alla base di questa esperienza extrasensoriale.Penso ai primi scrittori e inconsapevoli ispiratori della corrente Cyberpunk che nascerà aposteriori. Per citarne alcuni: George Orwell, Philip K. Dick, William S. Borroughsesponente della Beat Generation e ancora William Gibson e Bruce Sterling (teorico del“Neuromante”). Il connubio con l’era psichedelica (anni ’60 e ’70) è sotteso da quellafuturistica e dagli studi scientifici attuali. Il lavoro di Damiano Dargenio è eletto dallacommistione di generi fondanti di quello che negli anni ’80 fu appunto denominato“Cyberpunk” …. Ma non solo…non è così semplicistico.Direi in conclusione che concettualmente l’idea Cyberpunk colta nelle opere di DamianoDargenio è chiaramente rispecchiata nella teoria del “Ponte di Rosen”. La cosiddettastrozzatura spazio temporale che in relatività collega due universi paralleli che nonpossono comunicare se non tramite il collasso in un buco nero. E’ lì che percepisco laconnessione tra il mondo in cui viviamo e quello “altro” che potrebbe esserecontemporaneo o paradossalmente la proiezione futura di ciò che diverremo.Inquietante? Veritiero o solo fantascientifico? Dargenio ci conduce per mano non nellasoluzione di questi quesiti quanto nell’esternazione creativa e artistica che colpisce il suoestro e che alimenta la sua insaziabile curiosità creativa che lo spinge fino ad avventurarsiin dimensioni non sempre comprensibili a livello cognitivo".