L'ANALISI
Crema. Se ne è discusso in commissione urbanistica
10 Ottobre 2013 - 21:18
Niente più housing sociale, via il museo delle carrozze. Al loro posto negozi, uffici e uno spazio ridotto per le associazioni di volontariato. E’ il futuro degli Stalloni, tratteggiato ieri nella commissione urbanistica presieduta da Livia Severgnini, e che ha già scatenato qualche polemica. Una nuova destinazione, che vede in prima battuta protagonista la Regione Lombardia (proprietaria dell’area di via Verdi) e poi il Comune di Crema. La polemica, destinata a proseguire e ad alimentarsi nei prossimi giorni, riguarda proprio la destinazione dell’area, a quanto pare condivisa dalla maggioranza: “In campagna elettorale ci avete fatto un mazzo tanto e avete sbandierato la soluzione alternativa - dicono dai banchi dell'opposizione - e ora presentate un progetto che di sociale ha ben poco e sostanzialmente è come il nostro, quello elaborato dal centrodestra a suo tempo?”. Imbarazzo.
Un passo indietro all’autunno dello scorso anno è necessario. Il Comune aveva presentato un progetto di recupero dell’area da inserire nel ‘Piano delle città’ e attraverso questo ottenere finanziamenti. Servivano 13 milioni di euro: 4 li avrebbe messi sul piatto il Comune attraverso l’alienazione del patrimonio, un milione e mezzo l’ospedale se fossero state tenute presenti alcune sue esigenze, tre milioni e mezzo l’Asl e il resto finanziato attraverso il già citato ‘Piano delle città’. Negli Stalloni sarebbero andati Asl, museo delle carrozze, appartamenti in housing sociale, Cre, parcheggi e ricavati spazi per le associazioni di volontariato. Il progetto però era stato sì accolto, ma non finanziato.
Da allora Infrastrutture Lombarde, ‘braccio operativo’ della Regione non è però rimasta ferma. Ecco allora un nuovo piano di recupero: sempre l’Asl, ancora il Cre, ok al parcheggio, area verde, ma non più appartamenti in housing sociale e addio al museo delle carrozze. Al Comune non verrebbe chiesto alcun esborso ma al contrario potrebbero entrare in cassa soldi dagli oneri conseguenti la realizzazione di uffici e negozi, che verrebbero messi sul mercato per recuperare risorse. Al termine dell’intervento di recupero una parte degli Stalloni rimarrà pubblica, l’altra sarà completamente privata.
Un’ipotesi, come ha sottolineato Livia Severgnini, che è comunque stata presentata in maggioranza e che sarebbe pure stata in linea di massima licenziata.
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