L'ANALISI
25 Settembre 2013 - 16:19
SONCINO - E’ di Gallignano lo sparatore anonimo che domenica mattina aveva ferito al volto un collega cacciatore bergamasco, residente a Clusone, dileguandosi poi nei campi attorno alle cave Danesi, presso il Bosco Vecchio, senza prestare soccorso.
Da martedì sera ha un nome e un cognome, grazie alla brillante investigazione dei carabinieri di Soncino, del luogotenente comandante Paolo Rosin, abile nel comporre un difficile puzzle. A lui i carabinieri sono arrivati dopo aver passato al setaccio i nominativi degli oltre 130 cacciatori residenti nel soncinasco, appartenenti a 3 diverse associazioni venatorie. A seguito di un lungo interrogatorio nella caserma di via Milano, ammesso le proprie responsabilità, il cacciatore gallignanese si è lasciato andare ad un pianto liberatorio. Dovrà rispondere di lesioni personali colpose per aver ferito alla testa, con 4 pallini, il collega bergamasco che era nascosto in un dugale in attesa del passo degli uccelli. Lo sparatore, aveva confuso la sua testa, celata da un cappello mimetico, per una lepre in movimento. La cosa più grave è che non ha prestato soccorso al ferito.
Il cacciatore forestiero, sanguinante, lo aveva invitato a portarlo al più vicino pronto soccorso. Ma non aveva ottenuto risposta positiva perché, molto probabilmente, lo sparatore era stato preso dal panico: si era reso conto d’averla fatta grossa. Ma avrebbe potuto rimediare la cosa, prima soccorrendo il ferito e poi motivando l’errore di caccia.
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