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NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Condannato il veterinario 'free vax'

Nel 2022 aveva continuato a esercitare la professione nonostante il provvedimento di sospensione

Francesco Gottardi

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fgottardi@cremonaonline.it

17 Dicembre 2025 - 17:05

Ats Val Padana, sono 1.500 i sanitari non vaccinati

CREMONA - Nelle aule del tribunale di Cremona, questa mattina, al centro del dibattimento è tornata la questione dell’obbligo vaccinale e delle limitazioni all’esercizio professionale in tempi di Covid. Al centro della vicenda un veterinario del cremonese che, nonostante la sospensione ricevuta aveva continuato a esercitare il proprio mestiere, trovato dagli agenti della polizia giudiziaria in ambulatorio a visitare animali con il camice indosso.

La difesa, rappresentata dall’avvocato Antonio Di Grazia del foro di Lodi, ha sostenuto in aula una tesi definita «di una semplicità giuridica abissale». Il legale ha contestato radicalmente la legittimità dell’accertamento e della conseguente sospensione. «L’accertamento riguarda un vaccino anti-SARS-CoV-2, ma la legge è chiarissima» ha affermato Di Grazia, sottolineando come la normativa d'emergenza di aprile 2021 prevedesse «la prevenzione del contagio, non della malattia, a tutela della collettività». Se si voleva indicare che l'obbligatorietà riguardava anche la vaccinazione anti-malattia, lo si doveva scrivere espressamente. Non c'era scritto. Hanno creato questa sorta di confusione tra virus e malattia, che sono due cose completamente diverse».
Il veterinario, ha precisato Di Grazia, non si definisce ‘no vax’ ma ‘free vax’, rivendicando la libertà di scelta.
L’avvocato ha poi evidenziato una presunta incongruenza temporale: i farmaci vaccinali sono stati autorizzati a fine dicembre 2020/inizio gennaio 2021, mentre la legge che ha introdotto l’obbligo per le professioni sanitarie è successiva (aprile 2021). Secondo la difesa, non sarebbe stato possibile imporre un trattamento profilattico prima della sua previsione normativa. Il legale aveva fatto leva su una legge del 1865 sul contenzioso amministrativo: «Gli atti disposti nei confronti del mio assistito mancano di valide premesse giuridiche e pertanto vanno disapplicati».
Al processo, il pm ha chiesto una condanna a 4 mesi e 7mila euro di multa. Il giudice non solo non ha accolto le argomentazioni della difesa, ma ha comminato 7 mesi e 12mila euro di multa, confermando la condanna per esercizio abusivo della professione durante il periodo di sospensione. Amareggiato per l’esito del processo Di Grazia ha parlato di una questione «ancora chiaramente politica» e annunciato il ricorso.

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