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GIUSEPPE ROSSETTI: L’INTERVISTA

«Io, sindaco a 87 anni, voglio sognare ancora»

Il primo cittadino di Corte de’ Frati è tra i più anziani d’Italia. Il legame con don Lidio: «Molti amici non ci sono più, siamo rimasti in pochi. Ringrazio mia moglie Pierluisa»

Antonella Bodini

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14 Dicembre 2025 - 05:15

«Io, sindaco a 87 anni, voglio sognare ancora»

CORTE DE' FRATI - È seduto alla sua scrivania, nel suo ufficio con la finestra che dà sulla piazza. La bandiera tricolore alla sua sinistra. Tutte le mattine è sempre lì al suo posto, al primo pianoLui è Giuseppe Rossetti. Ha appena compiuto 87 anni ed è uno dei sindaci più anziani d’Italia. E la sua storia comincia da molto lontanoCinque anni fa era stato ricandidato come sindaco di Corte de' Frati. Doveva restare in carica pochi mesi, la fusione con Grontardo, Scandolara Ripa d'Oglio e Olmeneta avrebbe dovuto cambiare tutto. Invece la fusione è saltata e lui è rimasto al suo posto. La prossima primavera scade il suo mandato. L'ultimo. E oggi si racconta, con qualche momento di commozione, specie quando parla di don Lidio o di sua moglie.

Sindaco Rossetti, 87 anni e una lunga storia.
«Sono l’ultimo rimasto di nove fratelli. Il primo, Marino detto Bruno, era del ’21. Gli ultimi, gemelli, Rocco e Cesare, del ’41».

In famiglia avete avuto qualche problema negli anni ‘40.
«Io sono del ’38. Ero un bambino. Marino è tornato invalido dalla Jugoslavia. Arnaldo, il secondo, è stato fucilato a Brunico dai tedeschi. Dal 2011 organizzo la trasferta in montagna per la commemorazione. Per questo ho ricevuto la medaglia di bronzo dal presidente Giorgio Napolitano».

E poi, Bruno.
«A Noci Garioni si era ribellato al podestà. Lo cercavano, volevano arrestarlo a tutti i costi. Venivano dai miei, hanno legato i miei genitori in piazza perché parlassero. È tornato a fine guerra».

Lei è uno dei sindaci più anziani d’Italia: cosa prova?
«Non ci penso, mi sembra tutto normale. È il risultato di ciò che ho sempre fatto. E poi è la prova che ho la fortuna di stare bene».

Quella poltrona la conosce bene.
«Sono stato sindaco dal ’95 al 2005. Ma sono in Comune dal ’64. Sono stato consigliere, vice sindaco tre volte con Dorini, Feraboli e Azzali».

Come ha cominciato?
«Ero segretario locale della Dc. Ero legato a don Lidio Passeri, un suo allievo alle medie private di Corte. Con lui avevo un ottimo rapporto, a volte anche conflittuale. Lui aveva una forte personalità. Mi spingeva, credeva in me».

Ha anche un lato sportivo.
«Ero presidente della società sportiva, la Barbieri. L’ho vista nascere. Non avevamo niente, neanche il campo. Quando Dorini è diventato sindaco ne abbiamo individuato uno, il Comune pagava l’affitto. Avevamo messo su una squadra di Terza, la Juniores. E il team di atletica, lo guidava mio fratello Rocco, eravamo a metà anni ’60».

Il campo sportivo le è costato anche qualche problema.
«Corte era stato individuato come Polo di sviluppo sportivo»

E allora?
«Viene individuata un’area. Il sindaco dice no. Nasce una battaglia dentro la maggioranza Dc. Si vota: 7 a 5 per il sindaco. Io, che ero vice, do le dimissioni, anche da presidente della società sportiva».

Come è andata a finire?
«Nel ’73 mi candido con una lista autonoma. Vado in minoranza. Il Comune acquista un campo, quello attuale, pagando più di quanto sarebbe costato quattro anni prima».

Altro capitolo, la cooperativa Don Mario Bozzuffi.
«Qui non c’erano case. Esce un bando statale per la costruzione. Ne realizzo un buon numero. Villaggio Paradise. È stata una grande soddisfazione».

kj

Qual è la cosa più bella che ha realizzato.
«I villaggi come mi aveva suggerito don Lidio. E poi l’Unione dei Comuni».

Unione che adesso vacilla.
«Allora: a inizio anni Duemila nasce l’Unione con Olmeneta e Pozzaglio. Nel 2008 Pozzaglio esce. Grontardo entra nel 2012, Scandolara nel 2014. Grontardo aveva anche qualche problema di bilancio. Corte ha fornito un bel supporto finanziario, rimborsato durante gli anni di Piera Mairino».

E adesso?
«Grontardo esce a fine anno e si va avanti».

Tutto qui?
«C’è qualche possibilità di un ritorno di Pozzaglio, ma è presto per parlarne, vediamo. Andiamo avanti per gradi».

C’è qualcosa che l’ha delusa?
«No, ho combattuto, ho fatto quello che volevo. Puntavo a fare le opere, per dare impulso al paese. Qualcosa di buono ho fatto. Sì, ne sono convinto».

Dopo cosa farà?
«Spero di potermi dedicare a una mia passione, la pittura. Tanti anni fa ho vinto anche un premio al concorso de El Cavalet».

La gente di Corte de’ Frati le vuole bene?
«Vado d’accordo con tutti. Ho perso molti amici. Sono rimasti in pochi».

A chi deve dire grazie?
«A mia moglie Pierluisa, morta quattro anni fa. Siamo stati sposati 55 anni. Mi ha sopportato molto».

Che cosa si augura per Natale?
«Vorrei sognare ancora».

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