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L’EMERGENZA ABITATIVA

Fratelli sfrattati da Aler: «Dormiamo per strada»

L’appello dell’assessora Della Giovanna: «La tutela della fragilità deve essere una priorità»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

06 Dicembre 2025 - 05:20

Fratelli sfrattati da Aler: «Dormiamo per strada»

CREMONA - Da una settimana vivono sotto un cavalcavia. Un letto di cartone, un paio di coperte umide e l’elemosina come unico margine di sopravvivenza. Fino a pochi giorni fa, i due fratelli — 55 anni l’uno, 53 l’altro — abitavano in un alloggio popolare di via Fatebenefratelli: uno costretto da anni in carrozzina per una malattia degenerativa, l’altro impegnato ogni giorno a prendersene cura. Poi lo sfratto eseguito da Aler per morosità. E una frattura — non solo sociale e umana, ma anche istituzionale — che oggi si consuma all’aria aperta, tra il rumore del traffico e la fatica di proteggersi dal freddo che arriva presto, ogni sera.

La loro versione: «Abbiamo smesso di pagare l’affitto per protesta». Protesta contro infiltrazioni maleodoranti provenienti da lavandini e sanitari, contro ambienti gelidi, contro un ascensore che spesso si fermava e li imprigionava al primo piano, nonostante il disabile necessitasse di un appartamento al piano terra. Da tempo chiedevano di essere trasferiti nell’alloggio libero al piano terra della stessa palazzina. Risposta mai pervenuta, sostengono. E allo sfratto — raccontano — non hanno potuto portare via nulla: né vestiti né valigie, neppure il libretto della pensione di invalidità. Ora la serratura è cambiata e i loro beni restano dietro una porta. Al fratello in carrozzina è rimasto un paio di scarpe con la suola che cede, mentre la carrozzina si sta deteriorando sotto l’umidità.

Nella ricostruzione dei fatti rientra, però, anche altro. L’ultimo affitto pagato nell’aprile 2024 e, nei mesi successivi, diverse assenze: nessun piano di rientro definito, nessun contatto attivato con il Servizio sociale comunale, nessuna presa in carico formalizzata, nessuna risposta ai solleciti. Agli atti non compare alcuna richiesta di cambio di alloggio. Durante l’estate Aler ha anche effettuato tentativi di contatto — in agosto e settembre — per raccogliere la documentazione necessaria all’aggiornamento anagrafico, ma senza riscontro. A novembre è stata inviata una comunicazione al Settore Politiche sociali per segnalare l’esecuzione prevista per il 27. E così è stato, senza ulteriori passaggi che potessero ricucire una situazione ormai sul punto di rompersi.

Su questa frattura, l’assessora al Welfare Marina Della Giovanna interviene con toni misurati ma inequivocabili: «Per situazioni come questa, davanti a fragilità evidenti, l’attivazione del Servizio sociale andrebbe chiesta in maniera tempestiva e puntuale, non ci si può limitare a una comunicazione via Pec con l’elenco degli sfratti che verranno eseguiti dopo pochi giorni». La fotografia è nitida: un disabile vive in strada e la burocrazia — per quanto rispettata — non è uno scudo sufficiente. «Peraltro — aggiunge Della Giovanna — questi due fratelli non erano conosciuti dal Servizio sociale, si sono rivolti al Comune il giorno dopo lo sfratto e la loro situazione è stata presa in carico».

Sul tavolo resta un’emergenza abitativa crescente: il PoIS del Comune gestisce almeno cinque casi urgenti a settimana, spesso con risorse che non bastano a coprire la domanda crescente. «La tutela della fragilità deve essere una priorità per tutti gli attori istituzionali territoriali, non soltanto per l’ente locale. Per questa ragione chiederemo ad Aler un incontro con l’obiettivo di definire una procedura più tutelante nei confronti del loro inquilinato, che consenta al Servizio Sociale di intervenire per tempo e supportare il percorso di mediazione».

Intanto, i due fratelli passano le giornate «come possiamo», spesso nel parco Asia, dove cercano un po’ di riparo e qualche parola di conforto. Aspettando che qualcuno, oltre ai passanti, li guardi davvero.

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