L'ANALISI
25 Novembre 2025 - 05:10
CREMONA - Stando all’ultima indagine sulla violenza contro le donne promossa da Istat, che si concluderà entro la fine dell’anno, sono circa 6 milioni e 400mila le italiane dai 16 ai 75 anni che nel corso della vita hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale. Il 31,9% del campione intervistato. E considerando che il dato è molto probabilmente sottostimato, si conferma l’importanza delle iniziative promosse in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Oggi sarà celebrata anche a Cremona, dove da anni è attiva una cruciale Rete territoriale antiviolenza, in prima linea per aiutare le vittime, intercettare i casi e sensibilizzare.
Il centro antiviolenza Aida Odv, presieduto da Elena Guerreschi, è parte fondamentale di questa rete. L’anno scorso ha accolto 91 donne, senza contare i numerosi contatti informativi o preliminari: in totale 137. Analizzando le caratteristiche delle donne accolte, sia di nazionalità italiana che straniera, si scopre che la maggior parte possiede un livello di istruzione medio, mentre la fascia d’età maggiormente interessata è quella compresa tra i 30 e i 49 anni. A chiedere aiuto sono state per lo più le donne occupate (61%). Dal punto di vista dello stato civile prevale la condizione di moglie, convivente, o fidanzata. Dunque si conferma che la violenza più diffusa è quella domestica: sono i partner, nel 70% circa dei casi, ad essere indicati dalle donne come autori delle violenze. Oppure gli ex partner. I minori, molto spesso presenti, diventano vittime di violenza assistita o diretta. Circa il 40% delle donne accolte ha presentato una formale querela e tra queste solo il 2% l’ha successivamente ritirata. La violenza maggiormente esercitata è stata quella psicologica, seguita in ordine di incidenza dalla violenza fisica e poi economica, dallo stalking e dalla violenza sessuale.

Aida, in collaborazione con la Rete territoriale antiviolenza, assicura alle donne ascolto telefonico, colloqui individuali, valutazione del rischio, informazioni, orientamento e accompagnamento verso i servizi territoriali, per l’autonomia socio-lavorativa e abitativa, sostegno nelle problematiche legali, supporto con percorsi psicologici, informazioni per supporto ai minori vittime di violenza assistita. Viene portata avanti anche l’organizzazione di iniziative informative e formative rivolte a insegnanti e studenti di ogni ordine e grado. Ed è notizia di pochi giorni fa l’imminente nascita di Casa Vera, per la messa in protezione in emergenza, promossa proprio da Aida Odv e Rotary Club Cremona.
Della rete cremonese fanno naturalmente parte anche forze dell’ordine e Comune. Sonia Bernardi, vice commissario di Polizia locale e responsabile della sezione Tutela donne e minori, da anni è una di queste preziose ‘sentinelle’. Spiega che le richieste di aiuto nel tempo non sono affatto diminuite, ma si augura che questo significhi anche una maggiore consapevolezza e predisposizione alla richiesta di aiuto: «A Cremona abbiamo una rete che funziona bene e che comprende anche un’intensa attività di sensibilizzazione. Fra le varie iniziative — dice — c’è anche quella rivolta ai ragazzi del Servizio civile volontario, ogni anno circa un centinaio, che venendo a contatto con tante persone ci aiutano ulteriormente a diffondere le informazioni. Purtroppo sappiamo che tante non chiedono aiuto perché non sanno come fare, perché hanno paura o sfiducia. Contatto umano ed empatia sono fondamentali: al di là del reato oggettivo è necessario comprendere, e riferire in Procura, lo stato d’animo di chi subisce violenze spesso psicologiche, oltre che fisiche».
Bernardi sottolinea che tutti noi possiamo fare qualcosa di concreto, perché la violenza di genere è un fattore culturale, purtroppo alimentato anche dall’indifferenza: «Non mi stancherò mai di ripetere che, seppure in questi casi si proceda tramite querela di parte, le segnalazioni sono importanti. Chi fosse a conoscenza di situazioni di violenza – conclude – non esiti a chiedere aiuto. Attraverso la nostra rete cercheremo di intercettare i casi». E di prevenire, così, il peggio. Perché neppure il numero dei femminicidi è diminuito: da inizio anno, in Italia, sono stati 77.
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