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FNSI: «Tagliato il costo del lavoro. Sciopero per il contratto». FIEG: «Settore in difficoltà da anni. Serve senso di responsabilità»

Il confronto tra le parti si irrigidisce tra richieste di tutele, retribuzioni adeguate e modelli organizzativi da rinnovare. Divergenze profonde su compensi, diritti, ingresso dei giovani e trasformazione digitale frenano l’intesa

La Provincia Redazione

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16 Novembre 2025 - 10:47

FNSI: «Tagliato il costo del lavoro. Sciopero per il contratto». FIEG: «Settore in difficoltà da anni Serve senso di responsabilità»

FEDERAZIONE NAZIONALE STAMPA ITALIANA

ROMA - «Il giornalismo è presidio fondamentale per la vita democratica del nostro Paese, ma la qualità dell’informazione si sta deteriorando. Gli editori non hanno colto le opportunità nei ricavi della trasformazione digitale del settore e davanti alla crisi dei media tradizionali hanno preferito tagliare il costo del lavoro. La riduzione degli organici delle redazioni e delle retribuzioni dei giornalisti attraverso licenziamenti, ripetuti stati di crisi con le casse integrazioni e migliaia di prepensionamenti, la paralisi contrattuale hanno inaridito l’offerta di notizie con ricadute negative sul pluralismo e sul diritto dei cittadini a essere informati. Per queste ragioni i giornalisti hanno proclamato lo sciopero nazionale per il 28 novembre per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro Fnsi-Fieg, scaduto da oltre dieci anni. Ritengono che per lo sviluppo dell’informazione sia necessario un nuovo accordo con gli editori che tenga conto della perdita del potere d’acquisto degli stipendi eroso dall’inflazione, che favorisca l’ingresso nelle redazioni di giovani, che garantisca diritti e retribuzioni adeguate alle migliaia di collaboratori e corrispondenti – per lo più precari – che tutti i giorni raccontano quanto accade nelle nostre città.

Il nuovo contratto non deve lasciare indietro nessuno, tutelando i diritti acquisiti, contemplando nuove figure professionali e occupandosi di intelligenza artificiale e di equo compenso per la cessione dei contenuti sul web.

Lo sciopero, che sarà preceduto il giorno prima, 27 novembre, da una manifestazione di piazza a Roma, non ha motivazioni politiche, ma vuole ribadire che un’informazione di qualità è possibile solo con giornalisti professionali liberi tutelati, come tutti i lavoratori del nostro Paese, nei loro diritti e nelle retribuzioni adeguate dal rinnovo del contratto di lavoro».



FEDERAZIONE ITALIANA EDITORI GIORNALI

ROMA - «Nell’ultimo decennio gli editori, nonostante il dimezzamento dei ricavi che in tutto il mondo ha colpito la carta stampata, hanno significativamente investito nelle aziende per garantire una informazione di qualità e per salvaguardare l’occupazione.

In tale contesto, il contratto di lavoro dei giornalisti è fermo a modelli organizzativi superati dall’evoluzione tecnologica: la rigidità economica e normativa, nonché l’onerosità ed anche la presenza di situazioni paradossali – come il pagamento delle ex festività abrogate da una legge del 1977 – impongono modifiche significative.

In questi anni, comunque, il costoso sistema degli scatti in percentuale previsto dal contratto – oramai un unicum – ha sostanzialmente garantito il potere d’acquisto dei giornalisti.

Nonostante l’assenza di disponibilità da parte sindacale a innovare in alcun modo le norme contrattuali, le aziende editoriali hanno formulato un’offerta economica importante.

Gli editori ritengono poco costruttiva la posizione della FNSI di respingere la proposta e proclamare uno sciopero in un contesto difficile come quello attuale e, facendo appello al senso di responsabilità dei giornalisti, confidano in un più realistico confronto sulle sfide che investono oggi il mondo dell’editoria e la professione giornalistica.

Va riconosciuto un sostengo pubblico all’editoria per una maggiore coesione sociale e partecipazione civica, e una informazione attendibile e radicata nei territori; bisogna preservare la memoria collettiva delle comunità, garantire trasparenza, partecipazione e legalità per contrastare la disinformazione e le fake news, la progressiva desertificazione informativa di molti territori, denunciata anche dalla presidente della Commissione Ue, la chiusura delle testate, la scomparsa dell’informazione politica e la fine dell’informazione sulle amministrazioni locali».

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