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Quando il cervello scorre: cosa succede davvero mentre guardiamo i reel

Dai meccanismi della dopamina alla perdita di concentrazione, i video brevi riscrivono il modo in cui cerchiamo gratificazione e novità. Cinque strategie per proteggere la mente e recuperare il controllo dell’attenzione

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

11 Novembre 2025 - 11:10

Quando il cervello scorre: cosa succede davvero mentre guardiamo i reel

CREMONA - Un gesto ormai automatico: aprire lo smartphone e iniziare a scrollare. Bastano pochi minuti su Instagram, TikTok o YouTube per ritrovarsi immersi in un flusso di immagini e suoni che catturano lo sguardo, ipnotizzano e, spesso, fanno perdere la percezione del tempo. Ma cosa accade nel cervello mentre guardiamo i reel, e perché è così difficile smettere?

Ogni scroll attiva il sistema dopaminergico, lo stesso coinvolto nei meccanismi di ricompensa. Quando un video piace o diverte, il cervello rilascia dopamina, generando una sensazione di piacere e spingendoci a cercarne ancora. Non sappiamo se il prossimo contenuto sarà interessante, ma proprio questa incertezza ci tiene incollati allo schermo: è lo stesso principio alla base del gioco d’azzardo.

Con il tempo, questo continuo stimolo riduce la soglia di attenzione. I reel durano in media pochi secondi, e il cervello si abitua a passare rapidamente da un argomento all’altro. Tornare a concentrarsi su un testo lungo o su un pensiero complesso diventa più faticoso, perché la mente si aspetta la gratificazione immediata del prossimo video.

C’è poi l’aspetto emotivo: i contenuti alternano leggerezza, empatia, rabbia, commozione. Questa montagna russa di sensazioni può lasciare una scia di stordimento mentale e, a fine giornata, una sensazione di vuoto.

Se lo scroll avviene la sera, l’effetto si amplifica: la luce dello schermo e l’attivazione cerebrale ritardano la produzione di melatonina, disturbando il sonno e la memoria.

Eppure, non serve rinunciare del tutto ai video brevi: serve consapevolezza.

Cinque strategie possono fare la differenza.

  • Primo, dare uno scopo alla visione — ad esempio cercare format utili o tendenze comunicative — sposta l’attenzione dal piano impulsivo a quello intenzionale.
  • Secondo, limitare il tempo con un timer di 10 o 15 minuti aiuta a ricondizionare il cervello.
  • Terzo, evitare lo scroll prima di dormire.
  • Quarto, curare la “dieta digitale”, scegliendo solo contenuti coerenti e di valore.
  • Quinto, introdurre un piccolo rituale di “atterraggio” — un gesto concreto dopo la visione, come alzarsi o scrivere una nota — per chiudere il circuito dopaminico e tornare al presente.

Nel mondo dell’iperconnessione, il vero lusso è riuscire a restare presenti. E allenare il cervello non a cercare la prossima novità, ma a riconoscere quando ha già abbastanza.

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