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Al campo 2 sull'Himalaya, Ruffoni sfida la vetta

Lo scalatore cremasco rassicura la famiglia dopo la serie di sciagure in Nepal: «Qui tutto bene», avanti nella conquista dei 6.812 metri dell’Ama Dablam

Dario Dolci

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06 Novembre 2025 - 05:25

Al campo 2 sull'Himalaya, Ruffoni sfida la vetta

L'alpinista cremasco Filippo Maria Ruffoni e la vetta dell'Himalaya

MONTODINE - «Il campo 2 è bellissimo. Qui è tutto pazzesco. Sto bene». Con questo breve messaggio inviato ieri mattina, lo scalatore cremasco Filippo Maria Ruffoni ha rassicurato i familiari. L’alpinista montodinese si trova attualmente in Nepal, dove intende affrontare la salita all’Ama Dablam (6.812 metri). La vetta fa parte della catena dell’Himalaya, dove nei giorni scorsi una serie di incidenti ha causato la morte di nove alpinisti, inclusi cinque italiani, a causa di tempeste di neve e di una valanga.

Le autorità locali e le squadre di soccorso sono ancora al lavoro per gestire le conseguenze di queste calamità naturali. Il primo dramma si è verificato venerdì scorso sul Panbari Himal, una vetta di 6.887 metri tra le più difficili dell’Himalaya. Lunedì mattina un’altra valanga ha poi colpito il campo base dello Yalung Ri, a 6.920 metri nel Nepal centrale. La doppia notizia ha causato una certa apprensione tra i familiari di Ruffoni, ma ieri mattina è arrivato il messaggio rassicurante, che è stato diffuso dalla sorella Maria Giovanna.

Ruffoni in Nepal

Lo scorso 25 ottobre, Ruffoni si è aggregato alla spedizione del team guidato da Chhongba Lama Sherpa. L’Ama Dablam è una delle cime più iconiche dell’Himalaya orientale. Il suo obiettivo dichiarato alla partenza era la salita in stile alpino lungo la via sud-ovest, tracciato classico ma impegnativo, che presenta passaggi tecnici su roccia, ghiaccio e misto, con tratti esposti lungo creste affilate e campi in quota collocati strategicamente. Chhongba Lama Sherpa, figura di riferimento tra gli operatori nepalesi d’alta quota, ha il compito di supportare la spedizione dal punto di vista logistico.

La prima tappa dopo l’atterraggio è stata nel villaggio di Namche Bazar, da dove la spedizione è poi proseguita per il campo 1 e quindi per il campo 2. Da lì è stata programmata l’ultima tappa al campo 3, da dove inizierà la salita, che come sempre avverrà con partenza notturna. Ruffoni ha puntato a ottimizzare i tempi e, sfruttando l’esperienza pregressa in quota, derivante dalla passata ascensione al Mera Peak, si è mosso con materiali leggeri e con una strategia di acclimatamento già rodata.

La montagna dell’Ama Dablam si trova nella regione del Khumbu, a sud-est dell’Everest ed è nota per il suo profilo piramidale, visibile da gran parte della valle. Sebbene non raggiunga le quote degli ottomila, è considerata una delle montagne più tecniche dell’intero Himalaya, con difficoltà concentrate soprattutto tra il campo 2 e il campo 3. Affrontare l’Ama Dablam è un sogno per Ruffoni, che vuole creare una connessione profonda con la cultura himalayana, assaporando l’identità dell’alpinismo.

Il viaggio che sta compiendo l’alpinista montodinese è anche un’occasione per approfondire il legame con la popolazione sherpa e documentare l’esperienza, con l’intento di condividerla al ritorno in una serie di serate di racconto attraverso le immagini.

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