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NELLE AULE DI GIUSTIZIA

Tentata estorsione all'ex capo: «Non sono uno stinco di santo, ma non l'ho minacciato»

Il 40enne albanese, in carcere da agosto 2024, nega di aver tentato di estorcere 1.500 euro all'ex datore di lavoro

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

04 Novembre 2025 - 18:51

Tentata estorsione all'ex capo: «Non sono uno stinco di santo, ma non l'ho minacciato»

CREMONA - «Non sono uno stinco di santo, qualche c...ta nella mia vita l’ho fatta». E poiché nell’aula di giustizia non è consentito un linguaggio da ‘bar sport’, il presidente del collegio lo corregge immediatamente: ‘reati’, non ‘c...’. Chiede scusa l’imputato, un 40enne albanese in carcere da agosto 2024, finito dentro con l’accusa di aver tentato di estorcere al suo ex datore, titolare di una cooperativa, 1.500 euro: una busta paga che l’albanese, assunto per tre mesi in prova da ottobre a dicembre 2022, non avrebbe visto.

Per riavere i soldi, dice l’accusa, sarebbe andato giù pesante. Avrebbe minacciato di morte il capo e in un paio di occasioni lo avrebbe aggredito: una volta con una testata sul naso (contusione del setto), un’altra con un pugno all’addome («Trauma epigastrico: 5 giorni di prognosi»). Un’altra volta lo avrebbe fatto picchiare da due suoi amici. Tentata estorsione, lesioni e anche stalking (pedinamenti e «agguati in auto») da gennaio 2023 a prima di finire dentro.

Aula penale, 11.36 di oggi. Il pm Federica Cerio: «Ci racconta la sua verità?». «Certamente», risponde l’albanese, che in sessanta minuti negherà su tutta la linea (è assistito dagli avvocati Stefano Pulcini e Giuseppe Borelli). Tipo sicuro di sé, il 40enne. Al contrario dell’ex capo, parte civile con l’avvocato Gianluca Pasquali. «Una persona con un disturbo di personalità, facilmente raggirabile e non perché fosse stupido, ma perché si fidava. Si è fidato di persone che non si sono rivelate di fiducia», lo ritrae la psicologa che lo ha in cura.

L’imputato racconta di averlo conosciuto a settembre del 2022 attraverso un compagno di scuola. All’epoca l’albanese era ai domiciliari. «Ho fatto un primo colloquio con lui», poi è arrivata l’assunzione, per tre mesi. Dell’ex capo dice: «Per me è sempre stato un bravo ragazzo, come un fratello, ma si sapeva che non pagava i dipendenti, era nella m...». Spiega: «Ha fatto la prima busta paga, ma non mi ha mandato il bonifico, sono passate altre due settimane, niente. Mi ha detto: ‘Te lo faccio’». Lo stesso sarebbe accaduto, a sentire lui, con la seconda busta paga.

A metà dicembre l’albanese viene licenziato, perché, come ha raccontato il datore, non si presentava al lavoro. «Non è vero. Gli ho detto: ‘Amico mio, non mi hai pagato’. I rapporti si chiudono il 10-12 dicembre in un bar. Poiché lui era in una situazione di m... gli ho abbonato io, ho deciso io: ‘Mi dai 1.500 euro e siamo a posto’». Ma l’albanese si sarebbe anche tenuto degli attrezzi da lavoro dell’imprenditore: li avrebbe messi sotto chiave in un garage, cambiando la serratura. Circostanza, quella delle chiavi, confermata dal carabiniere.


Sulle minacce alò capo, «bravo ragazzo, quasi come un fratello», l’albanese nega. «Vedi di ridarmi i soldi gliel’ho detto, altrimenti ti ammazzo, no». Nega tutte le minacce che gli elenca il pm: «Mi devi ridare i soldi altrimenti ti sistemo io»; «So sempre dove prenderti», «Hai tempo dieci giorni per ritirare la denuncia che hai fatto»; «Mi devi ridare i soldi altrimenti ti mando i miei amici a casa mentre dormi... non ne esci vivo: io ti ammazzo anche se vai a fare una denuncia e mi arrestano ti perseguiterò tutta la vita».


L’imputato infila un ‘no’ dopo l’altro. Ammette il pugno all’addome assestato alla presunta vittima, ma minimizza: «Eravamo insieme in un bar». Mima il gesto del pugno: «Non la vedo come una cosa...». E la testata al naso? «Gliel’ho tirata non per i soldi, ma per un altro motivo». Nega di aver fatto picchiare da due amici, all’esterno di un bar, l’ex datore di lavoro poi rientrato nel locale »agitato» e arrossato dietro la nuca. «So che lo hanno picchiato fuori. Io ero lì. Li ho divisi io». In aula si tornerà il 10 febbraio.

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