L'ANALISI
03 Novembre 2025 - 05:25
Mascia Rizzi davanti al pullman e con il suo cane
CREMONA - Per coronare il suo sogno, ha dovuto infrangere un tabù. «Ho sempre avuto la passione per la guida. Ormai altrove le donne al volante di un autobus passavano inosservate, mentre qui da noi sembrava ci fosse una specie di regola non scritta che finiva per escluderle. Ma ho aperto un varco».
Cremonese, classe 1969, Mascia Rizzi è una delle prime autiste di bus in città. E lo dice con orgoglio: «Ora siamo in cinque». Cinque su un totale di 87 conducenti in forza ad Arriva, il gruppo che gestisce il servizio di trasporto pubblico locale e ha una flotta di cento mezzi. Da ragazza Mascia ha scelto l’Apc e, rientrata a Cremona dopo un periodo all’estero, ha conseguito il diploma di maturità frequentando prima il liceo scientifico, poi i corsi serali professionali.
«All’inizio sono stata per molti anni nel settore del trasporto di medicinali rifornendo le farmacie. Un mestiere faticoso per gli orari e non solo».
E così ha deciso di voltare pagina. A una condizione: restare al volante. Era questo l’importante.

«Mi sono guardata in giro cercando dove ci fosse bisogno di personale per gli scuolabus». Studiando da privatista, ha preso la patente D, per autoveicoli con più di nove posti a sedere; in seguito la Carta di qualificazione del conducente, un attestato professionale che si ottiene partecipando a un corso di formazione e affrontando una prova teorica; infine, la parente E, necessaria per i veicoli con rimorchi superiori a 750 chilogrammi. Superati gli esami, è stata assunta da una cooperativa. Di quegli anni in mezzo agli studenti delle elementari e delle medie, oltre ai piccoli degli asili, dice di avere «un ricordo bellissimo. I bambini sono stupendi, con loro la giornata inizia bene, ne rubavo il buon umore, il loro entusiasmo è contagioso. Apprezzavano che fossi donna. Li ripagavo con il mio impegno e una grande attenzione in tutto quello che facevo».
Ma il suo traguardo restavano i bus veri e propri. Obiettivo raggiunto nel 2021.
«Ero contenta per la cosa in sé ma anche per avercela fatta in una piazza particolare come Cremona».
Si spiega: «In altre realtà – Brescia, Milano ma anche centri minori come Crema – già da tempo non si fa più caso se al volante di un bus o di un pullman siede una donna. Qui no, qui la situazione è diversa. Una mentalità chiusa che ci ha reso la vita più difficile».
Nel 2015 Km, l’azienda precedente, è stata acquisita da Arriva: «E io sono stata la seconda delle attuali cinque autiste ad essere stata chiamata da Arriva, ma la prima conducente se si tiene conto che la cooperativa dello scuolabus aveva avuto l’appalto da Km. Come sono stata accolta dai miei colleghi? Bene. No, sinceramente non ricordo come sono stati gli inizi, ero già talmente abituata a questo mestiere».
Lei sì, meno i passanti che guardavano in alto.
«Dal marciapiede mi fissavano un po’ stupiti».
Mascia, che abita in città, si alza di buon mattino e timbra il cartellino alle 6.30 al deposito di Pralboino (Brescia), vicino ad Ostiano, la sua base di partenza.
«Oggi mi è stato assegnato il tragitto da Pavone Mella a Cremona dove, dalle 8.45 alle 10,10, mi sono fermata nella centrale di via Postumia e ho fatto la riserva». Pronta ad intervenire in caso di necessità. «Dopo di che ho ripreso sulla linea urbana E, quella che porta dalla barriera Po all’ospedale. Per poi ritornare ai collegamenti extraurbani da Cremona a Pontevico e da qui a Pavone Mella. Quindi ho riportato il pullman a Pralboino».
Fine della giornata.
«I percorsi sono diversi, dipende dai turni».
Una delle tappe più complicate è la stazione dei pullman di via Dante. Se ne parla e scrive spesso.
«Gli studenti si spingono tra loro, è pericolosissimo, bisogna prestare massima attenzione alle manovre». La concentrazione non può mai calare, lì come nel resto della città. «Il traffico a Cremona? Anarchia assoluta: ognuno fa quello che vuole. Avendo visto come ci si comporta in altre città, posso dirlo a ragione».
Maneggia indifferentemente i mezzi di dimensioni ridotte come i ‘bisonti’ snodati. «Sul lavoro non concedo molta confidenza, sono un tipo riservato». Ma, ammette, le fa molto piacere quando si accorge che «le persone si fidano di me e delle mie colleghe. Capita non di rado che i passeggeri, specialmente le donne ma anche gli studenti, ce lo dicano: se ci siete voi, ci sentiamo più tranquilli».
Le cronache raccontano spesso dei ‘portoghesi’, i furbi del biglietto, e degli autisti vittime di soprusi e intemperanze.
«È vero, sono tanti quelli che salgono senza pagare. Per loro ci sono i controllori. È capitato anche a me di ritrovarmi in qualche episodio spiacevole, ma non più di tanto. Credo di essere brava a stare al mio posto e a fare in modo che si spenga tutto sul nascere».
Quando smonta e rientra a casa, oltre la porta la attendono Jenna, il segugio che ha trovato per strada e di cui si è presa cura, e una gattina, Baffy.
«Mi rilasso camminando con il mio cane attraverso i campi, finalmente immersa nel silenzio e nella pace».
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