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LA NUOVA MATURITÀ

Un esame che sa di nostalgia

Meno materie, meno commissari: i presidi si dividono sulla riforma

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

29 Ottobre 2025 - 17:13

Un esame che sa di nostalgia

CREMONA - Non più Esame di Stato, ma di nuovo Maturità. Non più tutte le materie per un colloquio interdisciplinare, ma quattro discipline, scelte dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, che verranno comunicate a gennaio. La Maturità 2026 sa di antico, profuma di nostalgia: si boccia con 5 in condotta e, con 6, si deve preparare una ricerca di educazione civica. Ma questa non è una novità: accadeva anche lo scorso anno. Nessun candidato può rifiutarsi di sostenere il colloquio. Il Decreto Scuola ha messo nero su bianco la nuova (o vecchia) Maturità, nella quale si riducono le commissioni: non più sei membri, di cui tre esterni, ma quattro docenti, due dei quali esterni alla scuola, più il presidente.

«Della nuova Maturità dobbiamo ancora ricevere il documento specifico — ammette la preside del Manin, Maria Grazia Nolli —. Parto dalla denominazione, che non è un ritorno al passato, ma forse la volontà di mettere in evidenza come non si tratti solo di un esame di fine corso di studi, bensì di una prova con un suo valore intrinseco, che cerchi di raccontare e valutare la persona dello studente, la sua maturità, ovvero il percorso di crescita che lo ha portato ad affrontare il mondo delle professioni, sia che prosegua negli studi universitari, sia che entri nel mondo del lavoro. La riduzione delle materie d’esame e la decisione del Ministero nella scelta delle quattro discipline credo possa rendere più omogeneo l’esame, ma non sarà facile districarsi nelle diverse articolazioni che ormai le scuole mettono in atto in base alle norme dell’autonomia didattica. Bisogna attendere il decreto specifico e vedere quali materie verranno scelte. Non credo in un impoverimento dell’esame, ma nella volontà del legislatore di mettere gli studenti nelle condizioni di dimostrare le loro competenze, sempre e comunque».

Non è sulla stessa linea di pensiero Alberto Ferrari, dirigente del liceo scientifico Aselli: «La diminuzione delle materie e, di conseguenza, dei commissari esterni mi fa pensare che si sia utilizzato, in questa ennesima riforma dell’esame, un criterio di carattere economico: si è guardato al taglio dei costi, piuttosto che al valore dell’esame in sé. È un criterio che mi lascia assai perplesso. Detto questo, non so quanto, riducendo le materie, si possa continuare a pensare a un colloquio multidisciplinare in grado di dimostrare le capacità argomentative dei ragazzi. Credo che, con quattro materie, la tentazione inevitabile sarà quella di andare verso lo stile dell’interrogazione disciplinare e non verso un colloquio argomentativo. Non è neppure chiarissimo con quale criterio verranno scelte le materie, soprattutto tenendo conto che alcune discipline spesso hanno il medesimo insegnante, come matematica e fisica. Non da ultimo, gli indirizzi e le curvature dei vari percorsi non rendono così immediata la rosa disciplinare entro cui dovrà muoversi il legislatore».

Lorenza Badini, dirigente del Ghisleri, parte invece dalla riduzione della commissione: «Credo che la riduzione dei membri possa essere un punto debole e impoverire lo sguardo sullo studente — commenta —. C’è poi una scuola che si è articolata nel corso degli anni con proposte didattiche autonome, spesso originali, che hanno reso unici i percorsi. Non so quanto la scelta delle quattro discipline riuscirà a rispecchiare questa ricchezza che la scuola ha messo in atto in questi anni. Non è una novità il peso dato al voto di condotta: già l’anno scorso non si veniva ammessi con 5, e chi aveva 6 doveva lavorare a una ricerca di educazione civica. Noi abbiamo avuto un caso di 6 in condotta e il ragazzo ha preso la cosa assai seriamente: ne è uscito un lavoro intenso e importante, che lo ha valorizzato».

Nicoletta Ferrari, dirigente dell’Einaudi, parte dal voto in condotta e dal 6 con ricerca annessa: «È uno strumento importante, un’opportunità non solo riparativa, ma anche un’occasione per riflettere sul senso dell’educazione e sul significato di essere cittadini — afferma —. Arrivo a pensare che anche la riduzione delle materie vada nella direzione di offrire un’opportunità di approfondire, di concentrarsi su un numero apparentemente limitato di informazioni per andare a fondo, guardarci dentro. Leggo nella nuova Maturità questo bisogno di approfondire le cose, di mettere alla prova la maturità dei ragazzi, ma anche quella di noi adulti».

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