L'ANALISI
28 Ottobre 2025 - 15:11
CREMONA - Dopo una breve tregua di sole, il maltempo è pronto a tornare sulla Penisola. Nei prossimi giorni una nuova serie di perturbazioni atlantiche interesserà l’Italia, portando piogge e temporali, soprattutto al Centronord.
«Mercoledì arriverà il primo fronte con precipitazioni sparse al Nord e in Toscana, sporadicamente non escluse anche tra Lazio e Campania», spiega Edoardo Ferrara, meteorologo di 3bmeteo.com. «L’apice del maltempo è atteso giovedì, con fenomeni diffusi e localmente intensi, in particolare sul Levante ligure, sull’alta Toscana e sulle Alpi orientali. Non si escludono accumuli anche superiori ai 70-80 millimetri sul relativo Appennino. Temporali localmente forti anche tra Umbria, Lazio e Sardegna. La neve cadrà solo alle quote più elevate delle Alpi».
Il Sud rimarrà più ai margini dell’azione ciclonica, pur con la possibilità di qualche pioggia o temporale tra Sicilia, Calabria e Campania. I venti saranno sostenuti, a tratti forti, con raffiche di Scirocco, Libeccio e Ponente.
Weekend di Ognissanti a rischio pioggia
La giornata di venerdì sarà interlocutoria, con rovesci sparsi soprattutto sulle aree tirreniche e al Nord del Po. «Una nuova perturbazione – aggiunge Ferrara – potrebbe arrivare nel weekend di Ognissanti, interessando prima il Nord e poi il Centro Italia. Il Sud, invece, resterà più ai margini. La tendenza, tuttavia, necessita di ulteriori conferme vista la distanza temporale».
Intanto nei Caraibi è allarme uragano Melissa
Mentre l’Italia si prepara al maltempo, nei Caraibi infuria Melissa, un uragano di categoria 5 che sta per colpire la Giamaica con effetti potenzialmente catastrofici. «Si tratta dell’uragano più forte mai registrato nella storia dell’isola, con raffiche oltre i 250 km/h, piogge fino a 700 millimetri e onde di 6 metri», avverte Francesco Nucera di 3bmeteo.com.
Melissa è inoltre il ciclone più potente del 2025 a livello mondiale e il terzo uragano di categoria 5 nell’Atlantico da inizio anno. «È solo la seconda volta nella storia che accade – sottolinea Nucera – e questo dimostra come il riscaldamento globale non aumenti tanto il numero di cicloni, quanto la loro intensità, favorita dalle temperature marine eccezionalmente elevate».
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