L'ANALISI
26 Ottobre 2025 - 10:03
CREMONA - Zero consumo di suolo. Una delle frasi fatte della politica degli ultimi anni, inserita in tutti gli aggiornamenti dei piani di governo del territorio da parte degli enti locali, nei programmi di sindaci, amministratori regionali e nazionali. L’obiettivo, però, imposto anche dalle normative Ue, è ancora lontano. Almeno stando ai dati diffusi da Legambiente, basati sull’ultimo rapporto Ispra, e riferiti proprio a quanto terreno vergine sia sparito per sempre in Lombardia e in Italia nel 2024.
A livello nazionale, sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Dal 2012, anno in cui Ispra ha avviato il monitoraggio, non si era mai registrata una perdita così estesa di suoli agricoli. A livello regionale, nel 2024 sono stati occupati da nuove costruzioni 834 ettari di campagna. Ha numeri più alti solo l’Emilia-Romagna, che ha sfondato il muro dei mille ettari, ma la Lombardia ha ovviamente il dato più alto del Paese se si tiene conto del totale del suolo “consumato”.
Con l’aggiunta 2024 siamo a 291.197 ettari. Guardando alle province, l’anno scorso Cremona ha perso altri 43 ettari di suolo vergine. C’è stato un aumento del 10% rispetto al 2023, quando vennero realizzate costruzioni o comunque occupati oltre 39 ettari. La provincia è all’ottavo posto in regione per l’incremento di terreno consumato fra 2023 e 24, settima per l’estensione, con oltre 18.637 ettari, e al nono se si guarda alla percentuale, il 10,55% del totale.
Le province con meno suolo vergine sono quelle di Monza (quasi il 41%) o Milano (quasi il 32%). A livello di singoli comuni, il capoluogo si conferma nel poco invidiabile ruolo di leader per percentuale di terreni cementificati, com’era già nel 2023. Cremona ha il 28% del proprio territorio che non è più vergine, pari a complessivi 1.975 ettari. Le altre due città, vedono Crema terza assoluta in provincia, con il 23,53% (810,8) e Casalmaggiore con il 13,8 (890,64).
Tra i paesi ad avere la percentuale più elevata di costruzioni e asfalto è Monte Cremasco, da anni ormai in cima a questa graduatoria. Supera il 27,6% del proprio territorio, suolo consumato pari a 64,7 ettari. Incide molto il fatto che sia un paese con un superficie complessiva di territorio molto piccola, un’estensione di territorio di soli 2,65 chilometri quadrati che ne fanno il Comune più piccolo dell’intera Lombardia.
Sono tutti in territorio cremasco anche gli altri piccoli centri dove maggiore è stato lo sviluppo di aree industriali, commerciali e residenziali, che hanno consumato la campagna, ovviamente calcolato sempre in proporzione al singolo territorio comunale. Le prime 14 posizioni sono infatti completate da Bagnolo (quarto) e poi Offanengo, Vaiano, Trescore, Palazzo Pignano, Sergnano, Spino d’Adda, Pianengo, Casaletto Vaprio, Pandino e Pieranica. Casalmaggiore è al 15° posto.
Dati che confermano la vocazione maggiormente agricola della porzione cremonese e casalasca della provincia e come invece il Cremasco risenta di una maggior vicinanza con il Milanese e di conseguenza sia storicamente più orientato su industria e artigianato. Da non dimenticare, inoltre, l’enorme crescita di insediamenti logistici degli ultimi anni, che ha colpito appunto l’area oltre il Serio, dai nuovi insediamenti di Offanengo e più a ovest di Bagnolo e Vaiano lungo la Paullese, agli enormi prefabbricati logistici di Dovera, Pandino e, in futuro, a Rivolta d’Adda.
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