L'ANALISI
22 Ottobre 2025 - 05:30
Giuliano Bragalini
PIZZIGHETTONE - Ha percorso 100 chilometri di corsa tra Italia, Svizzera e Francia, con oltre seimila metri di dislivello e sfidando il freddo pungente: è l’impresa di Giuliano Bragalini, sulle vette del Monte Bianco. Il pizzighettonese, 53 anni a novembre, di professione bancario nel settore antiriciclaggio di Crédit Agricole, ha preso parte all’ultima ‘Ccc’, acronimo di Courmayeur-Champex-Chamonix. Si tratta di una delle gare ultra trail più prestigiose, che offre ai runner un viaggio epico tra le Alpi, da compiere in 26 ore e 30 minuti. Giuliano ne ha impiegate 24.
Al via c’erano oltre duemila atleti, provenienti da tutto il mondo: «Qualificarsi per la Ccc non è immediato – spiega Bragalini –. Il primo passo è partecipare e finire alcune gare qualificanti e riconosciute del circuito Utmb World Series. Una volta che si hanno questi requisiti, si può entrare nel sorteggio per un posto alla Ccc. È un sistema che premia la costanza e la passione per il trail running». Oltre ad essersi allenato in quota e ad avere svolto esercizi di potenziamento muscolare, Bragalini ha portato a termine il Gran Trail Courmayeur di 55 chilometri e 3500 metri di dislivello e, all’inizio di stagione, altre gare come il Monte Bisbino Trail o il Trofeo Dario e Willy in provincia di Lecco.
«Nel corso della mia lunga e umile avventura da runner ho avuto il privilegio di completare le sei maratone più prestigiose al mondo – continua –: Tokyo, Boston, Londra, Berlino, Chicago e New York. Ogni gara è stata un tassello importante, un’esperienza unica che ha arricchito il mio percorso sportivo e personale. Parallelamente, è cresciuta in me una passione sempre più profonda per il trail running. I sentieri, le salite e il contatto diretto con la natura mi hanno conquistato. Dopo anni di chilometri macinati tra boschi, creste e vallate, ho sentito che era giunto il momento di alzare l’asticella. Così è nata l’idea di partecipare alla Ccc, un evento che rappresenta non solo una sfida atletica, ma anche un viaggio interiore, un modo per misurarsi con se stessi in uno scenario mozzafiato».

Sapeva che sarebbe stata una gara estrema, ma l’ha affrontata con entusiasmo: «Essere sulla linea di partenza a Courmayeur, insieme a migliaia di atleti provenienti da tutto il mondo, è stato emozionante e lo è stato ancora di più incontrare lungo il percorso gli amici e compagni di squadra dei Brontolo Running, venuti apposta per incitarmi e tifare per me. Il loro supporto mi ha dato una carica incredibile. Il momento più difficile? Tra il sessantesimo e il settantacinquesimo chilometro, più precisamente tra le due salite di La Giete e Les Tseppes: è iniziata una notte fredda, con abbondanti precipitazioni accompagnate da vento forte, ero oltre i 2000 metri. I momenti di crisi, appunto a causa del grande freddo e del terreno scivoloso, mi hanno tolto molta energia e lucidità. Li ho superati facendo un passo alla volta e alimentandomi bene».
Tagliare il traguardo a Chamonix, e apporre la propria firma tra quelli che ce l’hanno fatta, è stato un finale bellissimo: «Il pubblico mi ha accolto come un eroe, con applausi, campanacci e abbracci. La soddisfazione è stata totale. È stato l’apice di un sogno coltivato con sudore, sacrificio e pazienza. La Ccc non è solo una competizione, ma un’esperienza che mette alla prova corpo e mente. Quando sei solo in mezzo alle montagne – conclude –, capisci quanto sei piccolo. Ma anche quanto puoi essere capace di trasformare gli ostacoli in opportunità di crescita».
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