L'ANALISI
20 Ottobre 2025 - 16:29
CREMONA - Ha lasciato il segno, sabato scorso, nella chiesa dell’Immacolata Concezione, nel quartiere Maristella, la veglia missionaria guidata dal vescovo Antonio Napolioni. L’appuntamento - si legge sul sito della Diocesi - è stato preparato dall’Ufficio missionario diocesano e si è rivelato un’intensa esperienza di ascolto, condivisione e testimonianza, vissuta nel segno della speranza. Più di un centinaio i partecipanti, a conferma di come il desiderio di riscoprire la missione come vocazione per tutti i battezzati sia ancora vivo e generativo.
«Nel cuore della serata - indica il sito - è risuonata una certezza condivisa: Gesù è l’unica speranza per tutte le genti e il Vangelo, grazie all’impegno e alla testimonianza di tanti, continuerà a essere annunciato con forza alle generazioni future. Quattro giovani, con il cuore ancora colmo delle esperienze vissute in terra di missione, hanno offerto testimonianze semplici ma cariche di verità. Nonostante l’emozione palpabile, le loro parole hanno raggiunto con forza la comunità raccolta in ascolto».
Tutte toccanti le testimonianze come toccante è stata la partecipazione alla serata della comunità cristiana della Costa d’Avorio, che ha animato la veglia con canti e danze. L’entusiasmo traboccante, carico di fede, ha contagiato tutti i presenti. Accanto al gruppo di Cremona anche fedeli da Parma, Reggio Emilia e Verona: un segno eloquente di come la fraternità non conosca confini geografici quando è radicata nel Vangelo.
La riflessione del vescovo Antonio Napolioni ha offerto a tutti i presenti un prezioso sguardo di sintesi e di profezia. Il vescovo ha intrecciato l’ascolto della realtà alla luce della Parola, richiamando tutti alla vocazione missionaria del popolo di Dio. «Chissà quante tracce di missione ci sono nella vita di ciascuno di noi. Quante immagini, quante scintille, quanti messaggi ci manda il Signore».
Partendo da una notizia di cronaca, monsignor Napolioni ha fatto riferimento agli occhi dei bambini di Gaza, tornati a scuola dopo anni di guerra. «Gli occhi dei bambini sono la prima chiamata a riconoscere il dovere della missione».
Poi il riferimento alle testimonianze ascoltate poco prima dai giovani presenti, evidenziando come il cuore dei giovani sia un altro segno potente che Dio offre alla Chiesa.
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