L'ANALISI
13 Settembre 2013 - 18:11
CAPRALBA - Porte aperte al “Mi-fo” di Capralba, uno dei tre allevamenti di visoni in Italia che hanno aderito all’open day promosso dall’Aiav, l’Associazione Italiana Allevatori di Visoni, in collaborazione con l’Aip, l’Associazione Italiana Pellicceria, con lo scopo di mostrare l’efficienza di una scelta imprenditoriale agricola dall’alto grado di eccellenza del prodotto e dalle saldissime prospettive di redditività e crescita. Titolare del Mi-Fo (fino a 20.000 esemplari custoditi in gabbie di dimensioni normate dall’Unione Europea collocate in diciotto diversi capannoni su un’area di tre ettari) è Giovanni Boccù, che ha iniziato ad interessarsi agli animali da pelliccia a metà degli anni Ottanta. Lo affiancano la moglie Federica, i figli Stefano e Michele più quattro i dipendenti ai quali si aggiungono dei collaboratori esterni, nei momenti in cui c’è maggior lavoro, ad esempio nel periodo degli accoppiamenti. Boccù è anche il presidente dell’Aiav, associazione creata per rappresentare gli allevatori di visoni sparsi sul territorio. “Anche se non mancano ostacoli burocratici - spiega - qui a Capralba siamo in procinto di ampliarci perché la richiesta del mercato è in continua crescita e presenta incrementi significativi rispetto all’anno passato che vanno dal 27,5 dell’area Euro-asiatica (Turchia, Russia, Ukraina e Kazakistan) al 28% dell’Europa fino al 35% dell’area asiatica”. Un mercato che per le pelli di questi animali è totalmente estero, danese per la stragrande maggioranza. “Noi - prosegue Boccù - vendiamo a case d’asta. Tre anni fa una delle nostre pelli è stata inserita nel top lot, il che significa che su 5-6 milioni di pelli ne vengono selezionate le migliori 50. Di queste una era la nostra, mentre le altre 49 erano danesi. La stessa cosa è accaduta quest’anno. In Italia si può fare produzione d’eccellenza e che la nostra si può considerare tale grazie allo standard dei nostri allevamenti”.
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