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IL CASO

Giuseppe e le brioches «riparative»: un gesto di buona fede in tribunale

Il giovane pasticcere, coinvolto in un vecchio episodio di resistenza passiva, ottiene la messa alla prova e sorprende tutti con dolci preparati per il personale giudiziario, simbolo del suo impegno e della volontà di rimediare

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

15 Ottobre 2025 - 19:11

Giuseppe e le brioches «riparative»: un gesto di buona fede in tribunale

L'avvocato Marilena Gigliotti e Giuseppe

CREMONA - Ieri pomeriggio ha preparato l’impasto. Nella notte le ha fatte lievitare, all’alba di oggi (6.30) le ha farcite — crema, frutti di bosco, pistacchio, cioccolato — più tre vuote e le ha infornate. Poi, alle 9 del mattino si è presentato in Tribunale con un cabaret di 9 brioches «made in Giuseppe». Giuseppe voleva offrirle al giudice, al pm, al cancelliere, al personale della macchina giudiziaria. Il suo avvocato lo ha stoppato quasi sulla porta dell’aula. «Non è consentito oltre che inopportuno!». Perché «è un attimo finire nei guai per brioche corruttiva!», la battuta. «Ma il mio voleva solo essere un atto di gentilezza. Soprattutto, volevo far vedere come mi sono impegnato nel mio lavoro». Brioches «riparative».

Giuseppe oggi va per i 24 anni. Quando ne aveva 19 ha spintonato le forze dell’ordine piombate in massa al Cambonino per perquisire la casa di un giovane. Lui ha opposto «resistenza passiva: istintivamente ha cercato di divincolarsi da un carabiniere e involontariamente lo ha spinto», ha spiegato l’avvocato Marilena Gigliotti. Agli atti c’è già una lettera di scuse alle forze dell’ordine.

In aula Giuseppe è entrato senza brioches. Il giudice ha detto sì alla messa alla prova: dedicherà 180 ore in tutto (sei a settimana) in un lavoro che deciderà con il Comune. Intanto, continuerà a mettere le mani in pasta nel laboratorio del negozio aperto dieci mesi fa con sua madre. Il suo «sogno». Non solo dolci, ma anche gastronomia. Le brioches sono una delle sue specialità. «Con il suo gesto - spiega il difensore - voleva far capire che è una persona motivata, che si è trovato accidentalmente coinvolto in quella vicenda, in quel vissuto negativo che ha rielaborato anche con l’aiuto dell’Uepe. Ha compreso che esiste anche una resistenza passiva, non solo attiva». Fedina penale pulita, Giuseppe in Tribunale non ci ha mai messo piede «salvo per questa vicenda». E le brioches? «Un gesto in assoluta buona fede, perché io non sapevo che non si potesse». «Sono comunque apprezzabili le ottime intenzioni che lui aveva», rimarca il difensore.

Dopo gli studi all’Enaip (pasticceria e panetteria) Giuseppe ha lavorato in due pasticcerie di Cremona. «Da due, tre anni, avevo l’idea di aprire un mio negozio». Sin da ragazzino si è cimentato con i fornelli. «La mamma e il papà lavoravano, mi sono gestito da solo. Arrivavo a casa, non c’era niente e quindi mi sono messo a cucinare: mi piaceva». Durante gli studi, «ero più attirato dalla pizzeria, poi, nel corso del tempo, mi sono specializzato nei dolci e nei salati». Primo preferito, «la carbonara: io faccio una cremina..., l’uovo non dev’essere denso, dev’essere a crema». I trucchi del mestiere non li scuce. Secondo preferito? «Non l’ho mai cucinato: è un tipico cibo indiano, il pollo al burro con un sughetto di aglio. Vado fuori di testa quando lo mangio».

Si guarda attorno Giuseppe, mentre fuori dall’aula le sue brioche profumano l’ambiente. «Potrei fare una convenzione e portarle appena sfornate ogni mattina». Insomma, una «pasticceria giudiziaria».

A settembre del 2026 Giuseppe tornerà davanti al giudice. Se la messa alla prova sarà andata a buon fine, il reato si estinguerà. «Non sgarro di certo. Ringrazio per l’opportunità che mi è stata data. Ho sbagliato e ora è giusto che rimedi». In attesa della sentenza del giudice, oggi è arrivato il verdetto sulle sue brioches ‘andate via come il pane’: «Ottime».

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