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MAXI TRUFFA ONLINE

«Paga per evitare l'arresto»: estorsione da 20mila euro, 57enne cremonese a processo

Un 60enne di Ancora è caduto trappola di un raggiro architettato con una finta mail della polizia postale inerente a una presunta indagine per pedopornografia. Sul conto dell'imputato sono stati effettuati i primi due versamenti della vittima

La Provincia Redazione

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11 Ottobre 2025 - 12:18

Truffa online, risponde a un'inserzione e versa 570 euro per un cellulare fantasma

CREMONA – È cremonese il 57enne finito a processo ad Ancona con l’accusa di truffa continuata in concorso: secondo gli inquirenti sul suo conto sarebbero confluiti i primi due bonifici di una costosa estorsione via mail ai danni di un 60enne anconetano. La Procura ha chiesto per lui una condanna a due anni; l’udienza è stata aggiornata al 17 novembre per repliche e sentenza davanti al giudice Pietro Renna.

La vittima aveva ricevuto email dall’aspetto ufficiale, con il logo del ministero dell’Interno, firmate da un sedicente agente della polizia postale: per «evitare l’arresto» e un presunto procedimento per pedopornografia, gli veniva prospettata una scelta tra «provvedimento giudiziario» o «transazione amichevole» pagando entro 48 ore.

Sconvolto, l’uomo aveva eseguito due bonifici su un unico conto: 1.863 euro il 13 settembre 2022 e 5.378 euro il 19 settembre, ricevendo persino una mail di riscontro con scritto «processo terminato». Le richieste non si sono però fermate: altre mail gli hanno imposto un versamento di 3.459 euro su un secondo conto e, poco dopo, altri 8.000 euro su un terzo. Solo in un momento di lucidità, cercando informazioni online e contattando le forze dell’ordine, il 60enne ha scoperto che la polizia postale non chiede denaro e ha denunciato l'accaduto.

Le indagini dei carabinieri hanno ricostruito i flussi di denaro. Il 57enne della provincia di Cremona è imputato perché sul suo conto sono confluiti i primi due bonifici; sentito dai militari, ha sostenuto di condividere il conto con la fidanzata, all’epoca in Africa. Per il versamento da 3.459 euro è indagato a parte un 59enne della provincia di Bergamo, mentre il terzo destinatario, un cittadino della Costa d’Avorio, ha restituito gli 8.000 euro dichiarando di non aver riconosciuto l’operazione e non ha avuto conseguenze. I primi due importi, invece, non sono più stati recuperati.

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