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Donazione di organi, allarme opposizione; quasi la metà dice 'no'

Tra disinformazione e falsi miti cresce il rifiuto: Cremona sopra la media nazionale, con punte oltre il 50% in diversi comuni. L’Aido rilancia campagne di sensibilizzazione per diffondere la cultura del dono

Rebecca Loffi

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01 Ottobre 2025 - 15:44

Donazione di organi, allarme opposizione; quasi la metà dice 'no'

Francesco Pietrogrande presidente provinciale dell’Aido ed Enrico Tavoni vicepresidente vicario

CREMONA - Un gesto di civiltà che rischia di diventare sempre più raro, a causa della disinformazione, della diffidenza e di falsi stereotipi.

I dati di Aido relativi al consenso alla donazione degli organi (aggiornati al 1 gennaio 2025), a poca distanza dalla Giornata nazionale del Sì, parlano chiaro: nell’ultimo anno, il 40,8% della popolazione totale si è dichiarato indisponibile ad un atto di generosità potenzialmente in grado di salvare vite umane.

Considerando la sola provincia di Cremona, il trend non migliora affatto: il livello complessivo di opposizioni supera la media nazionale (41,8%), ed in alcuni comuni, nel 2025, era più della metà.

Tra i comuni ‘maglia nera’, con un tasso di opposizioni alla donazione decisamente importante, Soncino (56,2%), Soresina (52,7%) e Spino d’Adda (51,2%). Tra i più virtuosi, invece, Pizzighettone (37,4%), Crema (35%), Cremosano (11,8%) e Gadesco (17,8%).

«Prima delle legge 122 del 2010, i donatori corrispondevano esclusivamente al milione circa di iscritti all’Aido, ed ai sanitari (poco più di 100mila) che avevano espresso il proprio consenso, tramite modulo Asl — spiega Enrico Tavoni, vicepresidente vicario dell’Aido di Cremona —. Le conseguenze del provvedimento più recente, invece, sono note: l’introduzione della possibilità di registrare il consenso o il diniego alla donazione direttamente presso i Comuni, al rilascio o al rinnovo della carta d’identità».

«Con questa normativa — continua Tavoni — si è cercato di consentire al cittadino di giungere più preparato ed informato al momento di compiere tale decisione, contrastando così le opposizioni. Ma non è bastato».

«Benché anche la prima legge ad aver disciplinato la donazione (1 aprile 1999), prevedesse il silenzio assenso informato, per avere validità legale quest’ultimo avrebbe previsto l’invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno, ad ogni cittadino maggiorenne — chiarisce, ancora, il vicepresidente — ma simili procedure, che avrebbero comportato costi ingenti, non sono mai state avviate».

«Sul territorio cremonese, le opposizioni alla donazione nel 2025 hanno raggiunto il 44,3% — spiega invece Francesco Pietrogrande, presidente Aido provinciale — un dato preoccupante, che Aido ha cercato di contrastare collocando monitor informativi in Comune, entrando nelle scuole e proponendo corsi ad hoc destinati agli operatori dell’anagrafe, che avrebbero il compito di sensibilizzare, al rinnovo della Carta di Identità, all’importanza di tale decisione».

Tra gli stereotipi più dannosi, l’idea che il consenso non possa eventualmente essere revocato, i tabù religiosi (in realtà, nella maggior parte delle confessioni, privi di fondamento), la convinzione che, se anziani, la donazione sia impossibile o, addirittura, il timore di non essere più curati con responsabilità dal sistema sanitario nazionale, se donatori, per accelerare il processo di morte.

«Per contrastare queste credenze assai fuorvianti, l’Aido provinciale continuerà ad attivarsi a più livelli — garantisce Pietrogrande —. Il 5 ottobre saremo presenti alla Festa del Volontariato, con uno stand dedicato: ma anche all’Half Marathon del 19, a cui parteciperanno alcuni nostri ambasciatori trapiantati, dimostrando che una vita attiva ed in salute, anche dopo questa delicata procedura, è possibile».

«Lo strumento fondamentale — conclude il vicepresidente Tavoni — è il raccordo con le istituzioni, per normalizzare la cultura del dono. Spesso, chi esprime il proprio consenso a donare gli organi viene visto come un eroe. Ma non c’è nulla di straordinario in questa procedura, di cui chiunque potrebbe ritrovarsi ad avere bisogno in futuro. Si tratta di un semplice atto di civiltà».

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