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CASALMAGGIORE. LA VETRINA

Un secolo di abbigliamento

Il negozio Guareschi domenica celebrerà il secolo di vita con una festa aperta a tutti

Pierluigi Cremona

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pierluigi.cremona@virgilio.it

24 Settembre 2025 - 05:05

Un secolo di abbigliamento

CASALMAGGIORE - Le mode cambiano, i negozi alzano e abbassano la saracinesca cambiando gestioni ma una delle certezze del commercio cittadino e di piazza Garibaldi è la presenza del negozio di abbigliamento Guareschi, che domenica 28 settembre 2025 festeggerà il secolo di vita con una festa aperta a tutti. Era il 1925 quando Ciro Guareschi, appena quindicenne, venne inviato dal padre Alberto a Casalmaggiore per ampliare l’attività di famiglia che già aveva un negozio a Sissa (Parma). Tutti i giorni Ciro percorreva 30 chilometri in bicicletta per avviare la nuova attività di vendita tessuti. La sede era sotto al Municipio, dove vi rimarrà per molti anni. All’epoca si vendevano molta biancheria per la casa e molti tessuti. La qualità è stata sempre una priorità assoluta nella scelta dei materiali da proporre alla clientela.

Nel 1957 fu acquistato palazzo Somenzi e il negozio si trasferì nell’attuale sede al civico 19 di piazza Garibaldi. Alle stoffe si affiancarono le confezioni e Guareschi capì che quello era il futuro. Nel 1980 entrò in negozio Paolo Bocchi, attuale titolare e nipote di Ciro, che dopo un periodo iniziale di rodaggio cercò di attualizzare il negozio con una sostanziale ristrutturazione edilizia e con nuove collezioni di abbigliamento.

«La festa inizierà alle 16 e vedrà un momento musicale con Radio Circuito 29, un buffet e una parte di esposizione di modelli con alcuni abiti. Sarà una festa importante non solo per il negozio ma anche per la città, perché negli ultimi 100 anni Guareschi è sempre stato presente nel cuore di Casalmaggiore», spiega Bocchi. «Molte cose sono cambiate in tutta la nostra storia, oggi la rete commerciale di abbigliamento ha preso le più disparate direzioni, centri commerciali, outlet e market digitali. A causa di questo molti negozi tradizionali chiudono, soprattutto quelli che non si adeguano alle tendenze di mercato. Siamo convinti che il servizio che possiamo offrire sia di assoluto livello e non impersonale come le grandi catene», conclude.

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