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DIOCESI DI CREMONA

Un nuovo cammino educativo tra sfide globali e responsabilità quotidiane

La lettera invita i docenti a custodire il valore della cultura e a trasmettere ai giovani fiducia, dialogo e rispetto, in un contesto mondiale segnato da conflitti e fragilità istituzionali

La Provincia Redazione

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18 Settembre 2025 - 09:36

Un nuovo cammino educativo tra sfide globali e responsabilità quotidiane

(foto IA)

CREMONA - La Commissione di Pastorale per la scuola della Diocesi di Cremona rivolge un messaggio agli insegnanti all’avvio del nuovo anno, offrendo spunti di riflessione e orientamenti per la vita quotidiana nelle aule.

Carissimi colleghi insegnanti,

inizia un nuovo anno scolastico. Entriamo in classe, guardiamo i nostri alunni e pensiamo che sono dei privilegiati, oggi più che mai.

Quanti loro coetanei non hanno più una scuola perché distrutta dalle bombe? Quanti non la possono frequentare perché continuamente sfollati, perché minacciati dalla guerra? Quanti vi entrano sapendo che uno squilibrato qualsiasi, con un troppo facile accesso alle armi pesanti, potrebbe irrompervi e compiere una strage? Quante ragazze possono solo sognare, per il semplice fatto di essere nate del sesso “sbagliato”, di avere un’istruzione degna di questo nome, o sperare di non essere assalite e stuprate proprio nelle loro scuole? Per quanti la scuola si sta trasformando non in un’occasione di libertà, ma in un potente strumento di indottrinamento “patriottico”? Le ragioni di questa drammatica situazione, che attraverso i giovani sta colpendo la speranza di futuro dell’umanità, perché li sta allevando nell’odio, nel rancore o semplicemente nella paura, sono chiare. Ne citiamo alcune, che a noi sembrano fondamentali.

La situazione attuale di “guerra mondiale a pezzi” (secondo la drammatica profezia di Papa Francesco), che ha sdoganato nei rapporti umani a tutti i livelli lo “stile” della aggressività, della violenza come strumento legittimo di affermazione; una guerra in cui i civili – identificati come pericolosi nemici tout court, per il fatto stesso di esistere e resistere – muoiono in una sproporzione, rispetto ai militari, mai vista finora.

La degenerazione della democrazia diventata autoritarismo mascherato di consenso mediatico, in cui manca un rapporto autentico tra rappresentati e rappresentanti, in cui la stanchezza disillusa (e forse un po’ pigra?) ha allontanato i cittadini-consumatori dalla partecipazione quotidiana alle scelte per il bene comune, facendo anzi credere che il potere politico sia solo lo strumento da conquistare per far prevalere il proprio bene personale e di gruppo.

La crisi di tutti gli organismi sovranazionali che per decenni, dopo la seconda guerra mondiale, hanno garantito, pur con enormi limiti, la possibilità di salvare la pace dovunque ci fosse uno spiraglio per renderla possibile, e che invece ora sono delegittimati, sbeffeggiati, accusati di ledere presunti interessi nazionali trasformati magicamente in diritti pretesi per sé ma rifiutati all’altro. E se è vero che questi strumenti sono fragili e spesso inefficaci, ciò viene oggi usato per distruggere il principio che li fonda, per cui esiste un diritto internazionale, un diritto di tutti i popoli che limita il potere dei governanti e degli stati in nome dell’umanità, del valore intrinseco della vita e della dignità di ogni essere umano, soprattutto dei più fragili e indifesi.

Non vogliamo ridurre la complessità del problema, ma siamo convinti che non possiamo semplicemente pretendere che altri (i politici, le multinazionali, le banche, l’industria delle armi …) cambino. Dobbiamo interrogarci su come noi possiamo e dobbiamo cambiare per rendere possibile un presente e un futuro diversi. Nella quotidianità di questo anno scolastico pensiamo che sia urgente mantenere vive alcune attenzioni e fare alcune scelte concrete, che ci sono rese possibili dagli strumenti che abbiamo.

In primo luogo, uno studio appassionato e appassionante della storia come strumento non di rivendicazione di identità incompatibili e conflittuali, ma palestra di comprensione del presente, di analisi delle radici dei suoi problemi e di prefigurazione di percorsi nonviolenti di convivenza e integrazione. Va, poi, valorizzata un’educazione civica che permetta di conoscere e comprendere la natura, il valore, le implicazioni dei documenti legislativi e delle strutture istituzionali che ci governano; le origini, il valore e le prospettive degli organismi sovranazionali (UE, ONU, CPI) nati non per alleanze militari, ma per alleanze civili e di promozione della pace e della giustizia.

Non si può nemmeno sottovalutare un approccio ai grandi testi della letteratura e del pensiero che sviluppi empatia, stima per l’animo e la cultura dell’altro, consapevolezza di sé e profondità di sguardo sulla realtà; così come una conoscenza dei grandi risultati del pensiero scientifico e della tecnica che si accompagni sempre ad una riflessione etica sul nostro rapporto con il mondo che ci è stato affidato, sia dal punto di vista ecologico che economico.

Ed infine andrebbe curato uno stile di rapporti umani, con i nostri colleghi, con gli alunni e i loro genitori, con il personale della scuola, che pur nella fatica della relazione salvi sempre la cordialità, la gentilezza, la pazienza, la mitezza non codardamente arrendevole, ma coraggiosamente ostinata nella ricerca del bene possibile per tutti.

Come docenti abbiamo tra le mani due tesori inestimabili: le menti e le vite dei nostri giovani e l’eredità di una cultura ricca e meravigliosa. Se sapremo farli incontrare fecondandoli con la libertà del pensiero critico, la pazienza del dialogo tollerante e rispettoso, la curiosità appassionata per la diversità dell’altro da sé, possiamo sperare che, in modi che magari noi oggi non riusciamo nemmeno ad immaginare, i nostri ragazzi sapranno inventare un mondo migliore di quello che stiamo drammaticamente mettendo nelle loro mani.

Buon anno scolastico!

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