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IL NUOVO RETTORE DELLA CATTEDRALE

«Liturgia e cultura in piena armonia»

Don Gaiardi: «La manutenzione frutto di cura e programmazione»

Gianpiero Goffi

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redazione@cremonaonline.it

15 Settembre 2025 - 05:05

«Liturgia e cultura in piena armonia»

Don Gianluca Gaiardi nel salone dei vescovi presso la Curia

CREMONA - Nelle ore in cui ha iniziato a ricoprire l’incarico di rettore della cattedrale, don Gianluca Gaiardi ha fatto il punto, con questa intervista, sulle sfide che lo attendono. Ha iniziato il suo ministero come nuovo rettore della cattedrale nel medesimo giorno in cui don Gianpaolo Maccagni è divenuto il nuovo parroco dell’unità pastorale che include la cattedrale. Due figure da tempo distinte.

Quali sono i rispettivi compiti?
«Ormai da diversi anni la parrocchia della cattedrale è unita a altre parrocchie del centro della città, Sant’Imerio e San Pietro, e di conseguenza l’impegno pastorale del parroco è certamente più gravoso, ed è giusto che ci sia una figura di un sacerdote, con la collaborazione di altri sacerdoti, che gestisca questa unità pastorale con oltre diecimila persone. La figura del rettore, invece, dovrebbe aiutare di più la cattedrale nella gestione dell’aspetto liturgico, ma anche culturale, turistico, di tutela, di conservazione, di promozione della cultura della chiesa madre della città che, pure a beneficio della parrocchia, è diventata in questi anni sempre più un punto di riferimento per le iniziative religiose e culturali della città e della Diocesi. Non dimentichiamo che è la sede del vescovo, e il rettore rappresenta, anche dal punto di vista amministrativo, la figura del vescovo. Poi, all’interno della cattedrale, sussistono diversi enti giuridici: la parrocchia, l’ente cattedrale che fa riferimento al vescovo con un suo Consiglio d’amministrazione, e il Capitolo della cattedrale».

Lei resta responsabile diocesano dei Beni culturali e direttore del Museo diocesano. Questo agevolerà il suo nuovo servizio, favorendo iniziative culturali che promuovano la cattedrale e coinvolgano la città?
«L’ufficio che io dirigo, a livello diocesano, dei Beni culturali, in collegamento con la realtà del Museo diocesano, da sempre collabora con chi ha svolto il ruolo di rettore della cattedrale. La figura del rettore nella mia persona è stata proprio pensata dal vescovo come unico referente – ma non perché io faccia tutto da solo, anzi - perché io sia il più possibile un coordinatore delle diverse attività. Sicuramente quelle liturgiche, perché la cattedrale rimane un luogo spirituale, di preghiera, di confessioni, di celebrazioni, di esperienze di preghiera importanti come quelle volute dal vescovo in occasione della morte del Papa o dell’elezione del nuovo Pontefice, o di raduni diocesani. Certo, l’aspetto culturale è fondamentale nella città, e la cattedrale ne è il fulcro all’interno del polo costituito con il Torrazzo, il battistero, il palazzo vescovile e il museo».

La ridefinizione dell’area presbiterale della cattedrale per attuare pienamente la riforma liturgica ha ingenerato, negli scorsi anni, anche critiche e perplessità su alcune soluzioni. La nuova sistemazione è stata accettata dai fedeli?
«Credo che sia sbagliato il punto di partenza di una critica o perplessità per questioni estetiche, o del ‘mi piace o non mi piace’ generalizzato, riguardo a un aspetto che invece è fondamentale: l’uso e il significato della cattedrale che è un luogo di arte, di cultura, di turismo ma prima di tutto un luogo di fede, dove si celebra, dove il vescovo celebra, dove la liturgia e gli aspetti sacramentali sono fondamentali. Questo comportava necessariamente un adeguamento liturgico degli spazi, come dice il Concilio Vaticano II, che non è stato fatto a cuor leggero o da pochi, ma coinvolgendo tutte le realtà che sono coinvolte anche a livello nazionale. C’è un’importante progettualità nazionale sull’adeguamento liturgico delle cattedrali e la nostra Diocesi è stata tra le prime a entrare in questa dinamica. Si è celebrato proprio qui a Cremona un convegno nazionale sul tema. Ci possono essere perplessità, ‘piace, non piace’, ma non è questo il tema che è invece: si celebra bene? C’è un modo di celebrare secondo i dettami liturgici e teologici del Vaticano II (costituzione Sacrosanctum Concilium)?»

Il ‘restauro’ della pavimentazione del duomo risale, mi pare, a decine di anni fa. È prevedibile un intervento? Ci sono altre urgenze?
«I restauri, la manutenzione straordinaria della cattedrale sono un tema complesso, articolato, di continui confronti con i tecnici e le autorità competenti. Certamente la pavimentazione, ma non solo, penso all’urgenza della manutenzione ordinaria e straordinaria delle coperture. Si cerca di creare una programmazione che faccia sì che ci siano delle priorità, ma dandosi un cronoprogramma che permetta una manutenzione ordinaria, che non ci faccia arrivare ad una manutenzione straordinaria obbligatoria perché c’è l’urgenza di intervenire».

Da qualche tempo è stato di nuovo reso fruibile al pubblico, dietro l’altare di San Michele nel transetto, l’affresco trecentesco che tra l’altro raffigura per la prima volta Sant’Omobono. Ritiene che l’apertura possa diventare permanente, spostando la tela di Giulio Campi?
«La nostra cattedrale ha una stratificazione e tanto da raccontare, anche di nascosto, di non conosciuto agli stessi cremonesi. L’opportunità che ci è stata data in collaborazione con la famiglia Zucchi, che fu la promotrice del restauro dell’altare di San Michele, ci ha permesso di porre attenzione a questo luogo così significativo. Ma non ritengo assolutamente fattibile che si possa vedere l’attuale altare di San Michele, nella sua configurazione cinquecentesca, progettata interamente da Giulio Campi, senza la pala del Campi. Credo che si debba mantenere l’eccezionalità».

In diverse città l’ingresso in alcune chiese monumentali, fatta salva la partecipazione alle funzioni religiose, è sottoposto al pagamento di un biglietto per sostenerne la conservazione. Per la nostra cattedrale continuerà ad essere libero? 

«Abbiamo la fortuna a Cremona che la cattedrale sia al centro della città e faccia parte di un polo culturale-spirituale che coinvolge il Torrazzo. Monumento simbolico per eccellenza della città, con il museo verticale (accessibilità a pagamento), il battistero; da quattro anni a questa parte si è aggiunta la preziosa visita al museo della Diocesi. Tutto questo ci aiuta a sostenere le spese, che non sono poche, anzi piuttosto onerose, della manutenzione della cattedrale. E ci aiuta a far sì che la cattedrale, anche per espresso desiderio del vescovo, che condivido in pieno, sia ad accesso libero e gratuito per tutti: credenti, non credenti, cremonesi, forestieri, turisti, ogni categoria di persone. Certo, la cattedrale non è un edificio a costo zero, quindi capisco molto bene che in molte altre città, che non hanno la possibilità di Cremona, ci debba essere la necessità di chiedere un contributo del visitatore. Non va negato che nel corso di questi anni anche noi, come tutti, abbiamo visto la contrazione, anche significativa, delle offerte libere dei fedeli o delle persone che hanno a cuore gli edifici religiosi. E questo interroga molto sul futuro e sulla manutenzione e fruibilità di monumenti che sono della collettività e che presentano un’onerosa gestione».

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