L'ANALISI
15 Settembre 2025 - 05:30
CREMONA - L’autunno ‘caldo’ della sanità cremonese debutta con uno stato di agitazione che divide i sindacati. I ‘nodi al pettine’, relativi all’Asst di Cremona (ospedale Maggiore e Oglio Po), trovano da subito la disponibilità a sedersi a un tavolo da parte dei vertici dell’Asst, ma differenti interpretazioni sul fronte di chi rappresenta coloro che ogni giorno varcano la soglia dei presidi sanitari locali che fanno capo all’Asst per fare il proprio lavoro. A scendere in campo sono le organizzazioni sindacali territoriali Fp-Cgil, Cisl-Fp, Nursing Up e Nursind, che in una nota diffusa dai rispettivi responsabili - Luca Dall’Asta (nella foto sotto), Roberto Dusi, Maria Grazia Bensi e Vincenzo Trigila - illustrano i motivi della protesta e di un passo ai quali si è opposta la Uil-Fpl.
«Abbiamo proclamato lo stato di agitazione del personale del comparto dell’Asst di Cremona in data 11 settembre 2025. È stata una decisione ponderata, assunta dopo mesi di interlocuzioni che non hanno prodotto risposte adeguate alle criticità ormai evidenti. Abbiamo trasmesso la formale comunicazione alla Prefettura e alla Direzione Generale dell’Azienda, con informativa all’Assessorato al Welfare di Regione Lombardia, chiedendo l’attivazione della procedura di raffreddamento e conciliazione prevista dalle norme. Ogni giorno vediamo reparti sotto pressione per una carenza strutturale di personale che si traduce in carichi di lavoro sempre più pesanti. In questo contesto, riteniamo inaccettabile la proposta di turni da dodici ore, avanzata senza un’adeguata valutazione dei rischi e senza un serio confronto sugli impatti organizzativi e sulla salute di operatrici e operatori. Allo stesso tempo, dopo la tragica esperienza pandemica, ci saremmo aspettati un’evoluzione delle misure di lavoro agile e di flessibilità, anche a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori fragili; al contrario, continuiamo a registrare ritardi e resistenze che non rispondono ai bisogni reali dei servizi e delle persone. Vogliamo rimettere al centro il benessere organizzativo e la sicurezza, con il pieno coinvolgimento degli Rls, superando prassi e scelte sospettosamente unilaterali. Guardiamo con preoccupazione al rischio di ulteriori esternalizzazioni, in particolare nell’area casalasca (ospedale Oglio Po), che potrebbero compromettere i livelli assistenziali e frammentare ancora di più le comunità di lavoro. Nel comparto operatorio, inoltre, assistiamo a un sovraccarico costante con ricorso alla pronta disponibilità per completare attività ordinarie. Non possiamo, infine, accettare pressioni o comportamenti che mortificano la rappresentanza sindacale e impediscono relazioni trasparenti e corrette. Chiediamo di ripristinare un tavolo di confronto vero, fondato su dati, responsabilità e rispetto reciproco. Servono organici adeguati, turnazioni sostenibili, politiche di attrattività e di retention, regole chiare sull’utilizzo della pronta disponibilità, un piano condiviso per evitare le esternalizzazioni e valorizzare le competenze interne, un programma strutturato su benessere e sicurezza con il coinvolgimento degli Rls, e l’apertura a modelli di lavoro agile dove compatibili con l’organizzazione dei servizi. Il nostro obiettivo è semplice e ambizioso: garantire qualità e sicurezza dell’assistenza tutelando le lavoratrici e i lavoratori. La proclamazione dello stato di agitazione - prosegue la nota - è il primo passo di una mobilitazione più ampia se non arriveranno risposte concrete e tempestive. Siamo pronti a confrontarci seriamente nella sede prefettizia (incontro fissato per oggi, ndr), con spirito costruttivo: vogliamo soluzioni praticabili, tempi certi e impegni verificabili. Le persone che ogni giorno tengono in piedi i servizi sanitari meritano ascolto, rispetto e scelte conseguenti dignitose».
A stretto giro è arrivata la nota di Uil-Fpl, diffusa da Angelo Bonvissuto (nella foto a lato), segretario generale territoriale.
«Uil-Fpl di Cremona ha scelto di non aderire, perché ai lavoratori servono risposte concrete e coerenza, non contraddizioni, propaganda sterile o bandiere da sventolare. I problemi li conosciamo bene: li abbiamo sempre denunciati, anche quando questo ci è costato attacchi da parte di chi oggi si erge a difensore dei lavoratori. Ecco perché diciamo no allo stato di agitazione: quanto alla carenza di personale, è un problema reale, ma non si affronta con scioperi a tavolino; noi abbiamo chiesto nuove assunzioni, stabilizzazioni, nuove strategie di reclutamento e promosso iniziative per chiedere un welfare regionale (come la raccolta firme per la proposta di legge), mentre altri sono rimasti indifferenti. Quanto alle esternalizzazioni, è un rischio più concreto: la carenza di professionisti sanitari è sempre più grave e i concorsi non coprono i fabbisogni reali dell’Azienda. In questo quadro, proclamare scioperi sulla carenza di personale rischia solo di favorire nuove esternalizzazioni, con danni ai lavoratori e ai servizi pubblici. La posizione Uil-Fpl è chiara: nessuna ulteriore esternalizzazione, ma nuovi percorsi organizzativi che difendano i diritti e rafforzino la Sanità Pubblica. In merito al tema dei turni e dell’organizzazione del lavoro, il modello delle 12 ore non ci risulta imposto dall’Azienda, ma richiesto dagli operatori per conciliare vita e lavoro. Noi continuiamo a credere che i lavoratori debbano essere protagonisti delle scelte organizzative che li riguardano. Diciamo no a strumentalizzazioni e propaganda sterile. Sullo straordinario, l’unico modo serio per ridurlo è non finanziarlo. Il 17 luglio scorso, Uil-Fpl è stata l’unica a dire no ad un accordo che finanzia oltre 100.000 ore di straordinario. Chi oggi scrive di volerlo ridurre, ieri lo ha finanziato e difeso, attaccando la Uil-Fpl per la sua scelta. Oggi dicono l’opposto. In merito all’Ifo (ex Coordinatori), nel documento che proclama lo stato di agitazione leggiamo l’ennesimo attacco ai coordinatori, accusati di non avere strumenti e formazione adeguata. Noi ribadiamo che anche i coordinatori sono lavoratori, con responsabilità e carichi di lavoro enormi, spesso senza riconoscimenti adeguati. Riteniamo che le difficoltà nella gestione del personale sono imputabili principalmente alla grave carenza degli organici, la quale rende estremamente complesso garantire la continuità assistenziale».
«Lo stato di agitazione del personale del comparto dell’Asst di Cremona, indetto dalle organizzazioni sindacali Fp-Cgil, Cisl-Fp Asse del Po, Nursing Up e Nursind, è stato accolto con la consueta disponibilità al confronto e al dialogo, allo scopo di comprenderne a fondo le motivazioni».
Inizia con queste parole la nota diffusa nella tarda mattinata di ieri dal direttore generale dell’Asst di Cremona, Ezio Belleri (nella foto a lato), in merito al passo compiuto da una parte delle rappresentanze sindacali.
«Con estrema tempestività - prosegue Belleri - il prefetto di Cremona ha convocato l’incontro di conciliazione che è previsto per questa mattina a partire dalle 11. In queste stesse ore abbiamo ricevuto anche la nota di Uil-Fpl che dice "no allo stato di agitazione". Questo solo per sottolineare che all’interno dell’Asst di Cremona le posizioni sugli stessi temi sono diverse e disallineate. Dall’inizio del nostro mandato, nel gennaio 2024, le relazioni sindacali sono state al centro dell’attenzione e presenti nell’agenda della Direzione strategica con continuità. Gli incontri sono periodici e funzionali a trattare risultati e criticità, scelte e decisioni che vengono sempre condivise in anticipo, motivate e discusse come è giusto che sia, perché le risorse umane sono il valore più grande di un’organizzazione sanitaria dove l’attività principale è la cura delle persone», conclude Belleri.
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