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LA STORIA

Dal Brasile a Cremona: gli Amorim e l’eccellenza della liuteria

Nello showroom accanto al Museo del Violino, la famiglia promuove strumenti di alta qualità e supporta liutai e musicisti, valorizzando la tradizione cremonese e la sua eredità storica

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

23 Agosto 2025 - 12:07

Dal Brasile a Cremona: gli Amorim e l’eccellenza della liuteria

A sinistra il maestro e fondatore della Amorim Fine Violins Luiz Amorim e i figli Gaian Amorim, Luan Amorim

CREMONA - Hanno il loro elegante showroom a fianco del Museo del Violino: sono Luiz Amorim, la moglie Betina Schreiner e i figli Luan, visionario Ceo e co-fondatore di Amorim Fine Violins, e Gaian che, oltre a essere liutaio, è responsabile del workshop. Dal Brasile a Cremona: accadeva nel 2018, una scelta forte ma necessaria per inseguire e sviluppare la passione per la liuteria di papà Luiz, passione condivisa dai figli e trasformata in un punto di riferimento per molti liutai, in una vera e propria boutique del violino. Ed allora il punto di vista degli Amorim sulla liuteria cremonese può essere interessante.

In merito alla necessità di tutelare le botteghe cittadine e chi lavora in città, sulla legge regionale di promozione e valorizzazione della liuteria - il cui principale promotore è stato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Marcello Ventura - Luan sorride e, di primo acchito, confessa: «Noi veniamo dal Brasile, dove sono rari i sostegni di carattere governativo o pubblico per le attività artigiane — racconta —. Per questo è naturale per noi non attendere che le cose accadano, ma impegnarsi perché avvengano».

Sguardo sveglio, piglio gentile da ‘business man’, Luan Amorim parla dalla elegante scrivania dell’atelier, con una copia di ‘Strad’ davanti: anche questo è un segnale di attenzione, di cura e di voglia di aspirare all’eccellenza.

Se il sentiment è quello che l’antica arte liutaria cremonese sia assediata da competitor industriali e molto più forti degli eredi di Stradivari, Luan capovolge il problema: «Ho sentito della necessità di tutelare le botteghe liutarie cremonesi, ma forse quello che viene percepito come minaccia può diventare una spinta ad agire, almeno così è per noi — spiega —. Il mondo guarda a Cremona come al luogo in cui il violino è nato e uno strumento costruito qui ha un valore aggiunto. Essere qui è un privilegio, ma un privilegio da difendere e tutelare».

E si torna alla tutela: «I primi guardiani della liuteria - osserva Luan - sono i liutai stessi: non dobbiamo tradire la qualità di quello che facciamo, non dobbiamo smettere di studiare, ricercare, confrontarci con i grandi del passato — spiega —. Per questo acquistare un violino a Cremona dovrebbe fare la differenza. Per molti musicisti lo fa, anche per gli amatori, e allora non bisogna buttare via questo brand. Che qualcuno arrivi da fuori e apra bottega qui non mi scandalizza, visto che noi stessi siamo arrivati a Cremona dall’altra parte del mondo. La cosa importante è che, operando a Cremona, segua la tradizione cremonese, la implementi, ne abbia rispetto. Per questo non bisogna aver paura di chi arriva in città, ma bisogna controllare che ciò che viene fatto in città abbia le caratteristiche della tradizione cremonese. Beninteso, tale tradizione oggi è patrimonio mondiale: ci sono ottimi liutai in tutto il mondo che si sono formati qui, che usano il metodo cremonese, ma un violino ‘Made in Cremona’ ha ancora un suo valore. Io ai miei clienti dico sempre che se uno vuole acquistare lo champagne migliore deve andare là dove lo producono: la stessa cosa vale per i violini».

liutia

Betina Schreiner

Ed è questo senso di rispetto nei confronti della tradizione che Luan Amorim ribadisce spesso e che «i nostri clienti vanno cercando e che la nostra mission aziendale cerca di raccontare e realizzare — afferma —. Per questo la nostra selezione è particolarmente attraente per i musicisti alla ricerca di violini cremonesi, poiché uniamo competenza globale con il patrimonio locale. Tutti i violini che offriamo, dagli strumenti di qualità solista alle scoperte storiche uniche, sono accuratamente selezionati per sostenere la maestria musicale».

Dai violini costruiti dal padre Luiz, molto spesso copie dell’amatissima dinastia dei Guarneri del Gesù, a strumenti antichi, l’atelier di Amorim è una sorta di gioielleria della liuteria: «Non si tratta solo di cercare di offrire il meglio, ma anche di dare un servizio ai liutai. Sono una quindicina i maestri liutai che si rivolgono a noi per vendere i loro strumenti – spiega –. Ma prima di accettare un violino nella nostra collezione condividiamo con il liutaio la messa a punto, vediamo, se necessario, come lavorare insieme per portare lo strumento ad avere la sua voce migliore. Ciò che, credo, ci contraddistingue è il lavoro diretto con i musicisti, la possibilità di offrire loro l’occasione per provare gli strumenti qui o da remoto, per trovare senza fretta ciò che più si adatta alla loro espressività. Ma una volta venduto, il violino non ne perdiamo le tracce: teniamo i contatti, seguiamo l’evoluzione dello strumento nel suo farsi nelle mani del musicista. Per questo diamo grande importanza alla messa a punto e alle azioni di manutenzione periodicamente necessarie.

E questo legame con i musicisti si riflette positivamente anche sui liutai. A chi ci affida i suoi strumenti offriamo il riscontro di chi è venuto a provare il violino, ponendo particolare attenzione alla qualità della voce oltre che all’estetica dello strumento. Non bisogna mai dimenticare che noi lavoriamo per permettere agli artisti di fare musica, siamo strumenti al servizio della musica».

Tutto questo, con il timore dell’assedio di violini dall’estero che arrivano qui e vengono spacciati per cremonesi, ha un nesso: «Certo, ci vorrebbero controlli efficaci e rigorosi, ma non so dire come — conclude Luan —. Sta di fatto che di fronte a una crisi, a una minaccia, lo spirito deve essere di reazione. Noi abbiamo una certezza: il valore di Cremona e della sua tradizione sono biglietti da visita importanti, e sta a noi non sminuirli, non tradirli. Noi ci sforziamo di fare e diffondere la liuteria di qualità, costruendo rapporti con i liutai e dialogando con i musicisti per una crescita comune. Dobbiamo fare questo anche per Cremona, che ci ha accolti e a cui siamo debitori. E poi, dove trovi una città in cui fai due passi e puoi confrontarti, vedere e a volte toccare i grandi capolavori della liuteria? Solo qui accade: per questo bisogna avere rispetto di Cremona e della sua tradizione liutaria. Quando questo verrà meno, sarà allora che cominceranno i guai».

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