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L’APPELLO ALLE AUTORITÀ

«Proteggete Sharukh, in Pakistan rischia»

La comunità fuoriuscita dal Paese asiatico teme per un connazionale che vive a Cremona

Rebecca Loffi

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redazioneweb@laprovinciacr.it

22 Agosto 2025 - 05:25

«Proteggete Sharukh, in Pakistan rischia»

CREMONA - Un appello unanime è stato lanciato al Ministero dell’Interno e alle autorità locali di Cremona, dalle associazioni e dai rappresentanti della comunità pakistana in Italia, affinché venga concessa la protezione internazionale a Sharukh Ejaz.

La richiesta si è concretizzata a seguito della cerimonia dedicata, domenica 17 agosto, alla memoria di Ejaz Ahmed, padre di Sharukh, deceduto improvvisamente in Pakistan il 12 luglio scorso, all’età di 59 anni. Ahmed ricopriva un alto incarico statale e — secondo quanto riferito — sarebbe morto a seguito di un arresto cardiaco, cui avrebbero contribuito incessanti pressioni psicologiche e fisiche, esercitate dai servizi segreti pakistani. A raccontarlo, suo fratello: Aftab Ahmed, giornalista ed attivista per i diritti umani, residente da 25 anni a Cremona e presidente dell’associazione Immigrati Cittadini Onlus.

«Dopo il ‘regime change’ del 2022, e l’insediamento di Shehbaz Sharif come primo ministro, la situazione in Pakistan è precipitata». Spiega, infatti, Aftab Ahmed. «Oggi, il governo è ibrido: il potere reale è nelle mani dei militari, che esercitano una repressione capillare. Oltre diecimila uomini politici dell’opposizione sono stati arrestati, e più di seimila donne, colpevoli solo di aver esercitato il proprio diritto di protesta, sono attualmente in carcere».

Ugualmente critica la condizione dei giornalisti. «La maggior parte dei professionisti sono emigrati all’estero. Ma anche qui in Italia – prosegue Ahmed – il mio impegno nel denunciare la situazione in Pakistan, e le violazioni dei diritti umani, non è passato inosservato. Mio fratello è stato sottoposto a pressioni insopportabili e a due arresti - aggiunge -. I militari hanno tentato più volte di ricattarlo, per farmi tacere: lo hanno pedinato, minacciato di licenziamento e messo sotto false accuse».

Di recente, le intimidazioni si erano estese anche al figlio, Sharukh, residente a Cremona con regolare permesso di soggiorno. «Il tentativo - chiarisce Ahmed - era di costringere il padre a farlo ritornare in Pakistan». Un clima di terrore che, secondo il giornalista, avrebbe avuto un ruolo chiave, nella tragica scomparsa di Ejaz.

«Mio nipote vive e lavora in città, in piena regolarità», conclude Ahmed. «Il suo rientro in Pakistan costituirebbe un grave rischio per la vita. Auspichiamo, pertanto, che le istituzioni competenti accolgano il nostro appello, riconoscendogli lo status di rifugiato».

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