L'ANALISI
16 Agosto 2025 - 12:35
CREMONA - La solennità dell'Assunta, titolare della Cattedrale, con la possibilità dell'indulgenza plenaria; la venerazione e l'accompagnamento della statua della Madonna del Po, il commiato di don Antonio Bandirali come parroco della Cattedrale (che guidava dal 2020, dopo la morte di monsignor Alberto Franzini) e dell'unità pastorale Sant'Omobono (costituita con Sant'Imerio e San Pietro al Po), in procinto di assumere, dal 1° settembre, l'incarico di vicario episcopale. Sono le ragioni che hanno portato venerdì mattina in Duomo molti cremonesi per la celebrazione religiosa di Ferragosto.
La liturgia, resa più solenne dai canti del coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi, è stata presieduta dallo stesso don Bandirali affiancato, all'altare, dal rettore monsignor Attilio Cibolini e dal presidente del Capitolo monsignor Antonio Trabucchi; concelebranti altri canonici, i sacerdoti dell'unità pastorale e il missionario saveriano padre Claudio Marinoni, originario di Pizzighettone.
All'omelia, il parroco ha parlato della festa mariana come di una “bellissima solennità” a 75 anni dalla proclamazione del dogma dell'Assunzione di Maria in corpo e anima in cielo da parte di Pio XII. Una definizione che coronava “una lunghissima tradizione che ha accompagnato tutta la storia della Chiesa”.
Un particolare pensiero ha rivolto alla Madonna di Brancere ed ai volontari presenti che poi l'avrebbero scortata al fiume per la processione pomeridiana. “Vorremmo starcene tranquilli e al fresco”, ha ammesso, “invece Maria ci costringe a camminare con lei”: ha così ripercorso, commentando la pagina evangelica, l'esperienza della Vergine, dallo “spavento” dell'annuncio dell'angelo alla “gioia” della visita alla cugina Elisabetta, del suo saluto e del canto del Magnificat. C'era, per Maria come per Elisabetta – in attesa, l'una di Gesù, l'altra di Giovanni il Battista - l'urgenza di annunciare che il tempo della salvezza è arrivato, il desiderio di un incontro che offrisse la possibilità di conoscere “le grandi cose che Dio sta realizzando per il suo popolo...il desiderio di ascoltarsi e insieme di ascoltare la voce di Dio”. Il saluto di Elisabetta a Maria (“Benedetta tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo grembo”) è come un prologo al Magnificat cantato da Maria che è, a sua volta, anche “memoria di un futuro”, come per noi la stessa celebrazione dell'Assunta.
Don Bandirali non ha mancato di auspicare (in riferimento all'atteso incontro fra Trump e Putin, così come alla guerra di Gaza, ndr.) che questi giorni segnino un “passo deciso verso la pace”, quella pace che Dio ha promesso vincendo “il buio che genera morte in ogni uomo”. Ha poi citato, facendola propria, una preghiera del cardinale Montini, il futuro Paolo VI, che in occasione dell'Assunzione del 1961, quando era ancora arcivescovo di Milano, chiedeva fra l'altro a Maria di chiamare i cristiani “a dire la fede nel Paradiso e la speranza di raggiungerlo”, a coniugare la “cura delle cose di questo mondo” con “la sapienza e la povertà di spirito per la ricerca dei beni eterni”. Poche parole, infine, su se stesso: “Concludo il tempo del mio ministero in questa parrocchia e in questa unità pastorale”. E ricordando l'invito della Madonna alle nozze di Cana (“Qualsiasi cosa vi dica, fatela”) ha aggiunto: “Ciò prevalga su tutto, su ogni ricordo, desiderio e vita che sarà”.
Al termine della celebrazione, i portantini hanno trasferito in piazza la statua della Madonna di Brancere, “Regina e patrona del Po”. Sul sagrato, prima della partenza per la canottieri Flora e la processione sul fiume, un'ultima preghiera dei concelebranti e dei fedeli, accompagnati dallo scampanio festoso del Torrazzo.
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