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IL CASO

Centro Padane, Mariani: «Piano mai approvato, mistificano la realtà»

Il presidente della Provincia replica al ‘Centro Destra per Cremona’: «Atteggiamento irresponsabile». Domani la lettera con richiesta di ‘congelare’ i licenziamenti. «Dipendenti da tutelare»

Mauro Cabrini

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mcabrini@laprovinciacr.it

03 Agosto 2025 - 15:42

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CREMONA - Al tramonto del sabato pomeriggio, l’attacco dei consiglieri provinciali del gruppo Centro Destra per Cremona era stato pesante, nel contenuto e nei toni. «Quel piano — Gabriele Gallina (Forza Italia), Simone Bossi e Tiziano Filipponi (Lega) e Giuseppe Trespidi (Udc) avevano puntato dritto il presidente della Provincia, Roberto Mariani, riferendosi al risanamento della società Centro Padane Engineering — non doveva essere avvallato perché a livello morale, economico e sociale è insostenibile e brutale sul piano economico e sociale, nella misura in cui prevede di scaricare cinicamente tutti i sacrifici del risanamento della società sui lavoratori, mantenendo invariate le consistenti indennità del presidente, del consiglio di amministrazione, e il compenso del direttore, nonostante gli obbiettivi non raggiunti risultanti dal bilancio. Mariani e il Pd hanno invece tenuto un atteggiamento ambiguo e pilatesco».


Di domenica mattina, è altrettanto dura la replica di Roberto Mariani. Prima la sostanza: «Domani mattina — annuncia il presidente della Provincia — manderemo la lettera di congelamento dei licenziamenti e ho già informato presidente e direttore di Centro Padane». Poi il fronte politico. Polemico. Incardinato su una ricostruzione dei fatti decisamente differente da quella declinata dal centro destra.


«Bugie su bugie, mentono sapendo di mentire — ribatte Mariani —. Il piano di risanamento non lo abbiamo mai approvato e, anzi, abbiamo avviato un percorso con professionisti del settore per verificare se è credibile e sostenibile. Nessun atteggiamento pilatesco, quindi; ma solo un modo serio di affrontare il problema cercando di salvare la società. Il resto sono chiacchiere e demagogia».


Perché secondo Mariani, «se non facessimo così, ma procedessimo come chi urla e basta, questa società sarebbe già stata chiusa definitivamente e 19 persone sarebbero già a casa. Questa è la verità. Quindi basta con uscite irresponsabili che fanno solo male ai lavoratori e rischiano di fare chiudere definitivamente Centro Padane».


Entra nel merito, il presidente dell’amministrazione provinciale: «Sarebbe stato sicuramente più facile dire ‘chiudiamo la società e fine del problema’, ma siccome riteniamo che la società possa essere una risorsa, e soprattutto che i lavoratori debbano essere tutelati, ci siamo mossi così. E ai consiglieri che ora fanno i paladini a difesa dei lavoratori, ricordo che se avessimo votato come loro hanno votato in consiglio, vale a dire contro la ricostituzione del capitale sociale al minimo di legge, la società sarebbe definitivamente fallita e i lavoratori sarebbero già tutti a casa».


La morale, nell’ottica di Mariani: «Noi siamo responsabili, loro irresponsabili. E anche per questo è vergognoso mistificare la realtà». La conclusione è rivolta ai consiglieri Patelli, Rossoni e Raglio: «Dov’erano nel precedente mandato? Erano già consiglieri provinciali ed è impensabile che una società abbia un buco simile creato in un solo anno. Ricordo a chi adesso sproloquia che questa amministrazione ha iniziato il proprio mandato ad ottobre 2024. E aggiungo che sono veramente basito dall’atteggiamento da chi fa politica da anni e ancora mette l’interesse di parte davanti alla complessità del problema. Confermo anche che quando avremo il piano industriale analizzato dai professionisti incaricati, il consiglio provinciale verrà assolutamente coinvolto».

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