L'ANALISI
03 Agosto 2025 - 11:07
Lo scienziato Cesare Galli e la moglie Giovanna Lazzari al lavoro in laboratorio Avantea
CREMONA - È possibile progettare un allevamento di maiali geneticamente modificati, in modo tale che i loro organi siano il più possibile compatibili con quelli umani? Tra i vincitori del bando ‘Collabora&Innova’, promosso da Regione Lombardia a sostegno della ricerca e dell’innovazione, c’è anche un partenariato che ha come capofila un’eccellenza cremonese, caratterizzata da prospettive visionarie: Avantea, il laboratorio di tecnologie avanzate per la riproduzione animale e la ricerca biotecnologica.
L’azienda, sotto la direzione di Cesare Galli è leader in Europa per l’innovazione nel campo dell’ingegneria genetica. Il progetto presentato ha l’ambizione di proseguire un percorso già intrapreso 20 anni fa dal laboratorio di ricerca: comprendere più a fondo la meccanica del trapianto di organi di origine animale (nello specifico maiali), manipolandone il Dna per scongiurare il fenomeno del rigetto umano.
«Dal 2005 — racconta Galli — ci siamo occupati di sviluppare maiali idonei, i cui tessuti siano utilizzabili anche per gli umani. La finalità è quella di trovare fonti alternative di organi, considerato che quelli di origine umana sono sempre più difficili da reperire». Il percorso, dal punto di vista del metodo, è già stato tracciato da anni: «Uno dei pilastri dello xenotrapianto (quando, cioè, ad essere impiantato è un organo animale) è che il maiale abbia subito modifiche genetiche che lo rendano meno immunogeno per l’uomo».
Il sistema immunitario umano, insomma, tende a ‘respingere’ un organo che inizialmente non gli apparteneva, causando il fallimento di fatto del trapianto. «Si tratta del fenomeno del rigetto, una problematica comune anche nel caso in cui il trapianto avvenga da un umano ad un umano».
Galli ritiene la sfida possibile: «Con le nostre competenze — afferma — siamo ben posizionati, e siamo in grado di dare un contributo significativo. Lo faremo collaborando con altri partner, esattamente come il bando prevede: nel nostro progetto, la ricerca va a braccetto con le aziende, e ciascun membro del partenariato (di cui noi siamo capofila) porta avanti le proprie competenze. Le nostre riguardano la salute, le scienze della vita. Un altro membro è l’Istituto Mario Negri di Bergamo, insieme ad alcuni istituti del Cnr di Pavia e Milano. A queste si aggiungono un’impresa di progettazione di Milano, e una piccola impresa».
Un gruppo multidisciplinare capace di affrontare problemi diversificati, assicurando soluzioni creative. L’obiettivo dei prossimi trenta mesi «è quello di capire quali siano ancora i limiti e gli ostacoli della sopravvivenza dell’organo a lungo termine, una volta impiantato. Come approccio, lavoreremo in vitro. Il Mario Negri, invece, si occuperà di studiare la risposta immunitaria con test, sempre in vitro.
Svilupperemo anche un kit diagnostico per testare la presenza di batteri e virus in modo molto più rapido, utilizzando piastre che consentono in un’analisi di verificare la presenza di una ventina di patogeni». Ma lo sguardo è rivolto molto avanti, ad una prospettiva futuristica: «L’obiettivo di lungo termine, invece, è quello di progettare un allevamento barrierato, in cui i maiali siano tenuti in una sfera di vetro per evitare che batteri o virus entrino in contatto con loro. Cibo, operatori, ambiente dovranno essere totalmente sterili. Una struttura estremamente particolare, che ora come ora non esiste».
Questa volta, spiega Galli, la ricerca ha avuto il posto che merita. «Sono progetti molto competitivi — commenta — finanziati da fondi europei. Le risorse stanziate sono importanti: un milione a noi e altrettanto per gli altri membri del partenariato. Gli investimenti, in ogni caso, restano ridotti in rapporto alle esigenze. Non per nulla gli americani sfornano miliardi di dollari per ogni round di finanziamento».
Ciò non toglie che il finanziamento, di per sé, è una buona notizia, e un passo che riconosce importanza ad un settore. «È già il secondo progetto che viene finanziato - conclude Galli — già nel 2010 siamo stati sostenuti in un progetto simile. Regione Lombardia ha sempre dimostrato una certa sensibilità in questo ambito, e questo è molto apprezzato. Le risorse, a livello nazionale, sono quelle che sono. È comunque un riconoscimento dell’importanza del settore».
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