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I CONTI IN TASCA ALLE FAMIGLIE

Il ritorno al risparmio, Cremona fa eccezione

Riserve in crescita in tutto il Paese. La provincia in controtendenza, ma resta nella top 10

La Provincia Redazione

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21 Luglio 2025 - 05:00

Il ritorno al risparmio, Cremona fa eccezione

CREMONA - Nel 2023, la propensione al risparmio delle famiglie italiane si conferma in ripresa rispetto al periodo pre-pandemico, con un tasso medio dell’8,3% contro il 7,5% del 2019. Un trend positivo che interessa 103 province su 107, secondo un’analisi condotta da Unioncamere e dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, ma nella quale il territorio cremonese si posiziona in controtendenza: a Cremona, Isernia, Pavia e Lodi, infatti l’inclinazione a mettere da parte una quota del reddito disponibile registra un lieve calo. Nonostante ciò, il territorio cremonese, con una propensione al risparmio del 11,9% resta nella top ten nazionale, perdendo però 5 posizioni.

I DATI ITALIANI DELLA PROPENSIONE AL RISPARMIO


Il quadro che emerge comunque è quello di grandi centri urbani che detengono le quote maggiori di risparmio, mentre a livello di tendenza generale sono le province minori a rivelarsi più parsimoniose: Milano (11,55%), Roma (7,50%) e Torino (5,52%). Non mancano piccoli centri che si distinguono per la propensione al risparmio: è il caso di Biella (15,51%), Asti (13,64%) e Vercelli (13,62%) che guidano la classifica, superando ampiamente la media nazionale. All’opposto, le province con le performance più basse sono Trapani (4,79%), Siracusa (4,66%) e Crotone (4,63%).


Come sottolinea Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, «le aree metropolitane accumulano volumi maggiori di risparmio, ma sono le realtà medio-piccole a mostrare una propensione generale a risparmiare». Un dato significativo è che, tra le prime 20 province per crescita del risparmio tra il 2019 e il 2023, figurano solo territori minori, con otto del Mezzogiorno. «Questo potrebbe riflettere una maggiore cautela dettata dall’incertezza economica», aggiunge Esposito.


Le province con la maggiore propensione al risparmio presentano caratteristiche comuni: un livello di istruzione superiore alla media (8,8% di laureati contro il 7,9%), una popolazione più anziana (indice di vecchiaia più elevato) e nuclei familiari più ristretti. Anche le città metropolitane, pur con un reddito pro-capite più alto, mostrano una propensione al risparmio leggermente superiore alle altre province (8,4% contro 8,2%).


Non mancano comunque le eccezioni: in 15 province, soprattutto nel Triveneto, i cittadini, pur avendo un reddito pro-capite superiore alla media, risparmiano meno. Tra queste spiccano Roma, Bolzano e Cagliari. A Bolzano, ad esempio, il reddito disponibile è del 39% più alto della media nazionale, ma la propensione al risparmio è del 14% inferiore.


Al contrario, in 18 province la difficile congiuntura economica sembra spingere le famiglie a risparmiare di più, nonostante redditi più bassi. Si tratta per lo più di territori piccoli (con 311mila abitanti in media), con una popolazione anziana e un livello di scolarizzazione inferiore alla media. Asti è un caso emblematico: qui la propensione al risparmio è del 65% superiore alla media, nonostante un reddito pro-capite del 7% più basso.


A livello regionale, il Piemonte si conferma al primo posto con una propensione al risparmio dell’11,2%, grazie a cinque province nella top ten nazionale. Il Settentrione d’altronde catalizza quasi i due terzi del risparmio accumulato dagli italiani nel 2023, trainato dal Nord ovest con il 41,2%. Soltanto la Lombardia ne detiene il 27,1% del risparmio complessivo italiano, trainata da Milano con la sua proverbiale ricchezza che detiene l’11,6% delle ‘riserve’ nazionali.

Biella mantiene il primato da cinque anni, mentre Gorizia è la provincia che ha scalato più posizioni (+14) tra il 2019 e il 2023. In calo, invece, Caltanissetta (-16 posizioni) e Isernia (-11).
Il quadro che emerge è quello di un’Italia in cui il risparmio riflette non solo la ricchezza, ma anche fattori demografici, culturali e il clima di incertezza. Mentre le grandi città accumulano più risorse, sono i territori minori a dimostrare una maggiore attitudine alla parsimonia.

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