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MOBILITAZIONE SINDACALE

Dipendenti Lidl in lotta «Part-time massacranti»

Presidio al punto vendita di via Castelleone, adesione oltre l’80%: «Ora l’integrativo»

Francesco Gottardi

Email:

fgottardi@cremonaonline.it

19 Luglio 2025 - 08:25

Dipendenti Lidl in lotta «Part-time massacranti»

CREMONA - Il punto vendita della Lidl di via del Macello, ieri mattina, è rimasto chiuso. Dentro ai supermercati di via Castelleone e di Crema l’apertura è stata garantita da tre dipendenti (su 27 totali). L’adesione alla nuova giornata di sciopero è stata, per i sindacati, tra l’80 e il 90%. Sono questi i numeri e le conseguenze più evidenti dello sciopero indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs a livello nazionale per i dipendenti della grande distribuzione del marchio tedesco. Quelle che i cittadini cremonesi hanno potuto toccare con mano trovandosi le porte del discount chiuse o i punti vendita semideserti mentre fuori le lavoratrici erano riunite in un allegro presidio di protesta con bandiere, cori e bolle di sapone.

Gli aspetti della mobilitazione che restano spesso lontani dalla sensibilità comune sono invece quelli che hanno portato lavoratrici e lavoratori a indire la seconda giornata di sciopero in due mesi. «Il contratto integrativo è scaduto e dall’azienda sono arrivate solo proposte inaccettabili – spiega Valentina D’Alò della Uiltucs – Dapprima hanno proposto solo i buoni pasto (che per il momento i dipendenti non hanno). Dopo la prima giornata di sciopero, Lidl ha proposto un integrativo di 300 euro in tre anni, fissi. La nostra richiesta è che quel premio venga commisurato agli utili che, anche quest’anno, per il marchio sono stati stellari, attorno agli 1,3 miliardi».

trio

Valentina D’Alò (Uil), Fabiana Forattini (Cisl), Angelo Raimondi (Cgil)

Un altro aspetto che ha portato alla mobilitazione è quello relativo all’organizzazione del lavoro, come spiega Angelo Raimondi della Filcams Cgil: «Il grosso problema in Lidl è l’organizzazione del lavoro, abbiamo un tasso di part-time spaventoso. E per queste lavoratrici, prevalentemente donne, non c’è nemmeno una programmazione chiara dei turni. Non c’è quella predeterminazione prevista dalla normativa in merito e così la conciliazione vita-lavoro, con ritmi imprevedibili, diventa un incubo». La richiesta da parte sindacale, oltre al rispetto della giurisprudenza che regola l’organizzazione del lavoro part-time, è quella di entrare nel meccanismo di programmazione oraria e tutelare dall’interno lavoratrici e lavoratori: «Non è possibile che l’azienda applichi unilateralmente il principio di elasticità».

Ragioni ribadite anche da Fabiana Forattini della Fisascat Cisl: «I cambi turno all’ultimo minuto sono avvenuti anche nei giorni scorsi, in vista dello sciopero. Questo insieme a un sistema di premialità iniquo e l’uso ‘pirata’ dei contratti di apprendistato non sono più comportamenti tollerabili».

Ora che anche la seconda giornata di astensione dal lavoro ha riscosso successi in tutta Italia, con l’adesione all’80%, la palla passa nelle mani dell’azienda che deve formulare una nuova proposta.

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