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ECONOMIA E SOCIETA'

In pensione più tardi, l'età media sfiora i 65 anni

In trent’anni l’età effettiva di uscita dal lavoro è cresciuta di sette anni. Persistono i divari: le donne escono più tardi e con assegni più bassi. L’Inps: sistema solido, ma servono più occupati e salari adeguati all’inflazione

La Provincia Redazione

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17 Luglio 2025 - 11:28

In pensione più tardi, l'età media sfiora i 65 anni

CREMONA - Cresce ancora l’età media effettiva di pensionamento con la stretta sulle uscite anticipate dal lavoro: in media l’età effettiva di pensione è passata tra il 2023 e il 2024 da 64,2 anni a 64,8 ma se si guarda agli ultimi trent'anni, grazie ai numerosi interventi di riforma, l’età è aumentata di sette anni. Secondo il Rapporto annuale dell’Inps appena presentato le donne hanno un’età effettiva di uscita più alta di un anno e cinque mesi rispetto agli uomini, soprattutto a causa delle carriere lavorative più brevi e delle difficoltà di accesso alla pensione anticipata e hanno una pensione media molto più bassa. Gli uomini hanno in media un reddito da pensione di 2.142,60, superiore del 34% al reddito medio da pensione delle donne (1.594,82 euro). Il dato fa riferimento ai pensionati e non ai singoli trattamenti e tiene conto di tutte le prestazioni pensionistiche ricevute.

Il presidente dell’Istituto, Gabriele Fava, ha assicurato che "il sistema è solido" ma ha anche sottolineato la necessità di allargare la base occupazionale a fronte di una tendenza demografica che porterà alla riduzione della forza lavoro orientando sempre di più verso l’attività i giovani e le donne e incentivando a restare al lavoro chi ha i requisiti per il pensionamento anticipato. Il tasso di occupazione in Italia, infatti, è a livelli record per il nostro Paese, ma resta ancora in fondo alla classifica Ue soprattutto a causa del basso tasso di attività delle donne.

Il Governo attraverso la ministra del Lavoro, Marina Calderone, sottolinea che le ricette sul lavoro "stanno dando i frutti sperati" con un "circolo virtuoso che si riflette anche sulle entrate fiscali e contributive". I lavoratori che nel 2024 hanno versato almeno una settimana di contributi hanno raggiunto quota 27 milioni con 400mila unità in più sul 2023 e circa 1,5 milioni in più sul 2019, anno precedente la pandemia. Guida questa crescita l’occupazione dipendente nel settore privato (esclusi i domestici e i lavoratori agricoli) che con 1,4 milioni in più dal 2019 ha raggiunto i 16,9 milioni. Ma se l’occupazione cresce le retribuzioni reali perdono quota a causa della fiammata inflazionistica. Le retribuzioni contrattuali, spiega l’Inps, tra il 2019 e il 2024 sono cresciute dell’8,3% a fronte di un aumento dei prezzi nei cinque anni del 17,4% perdendo oltre nove punti di potere d’acquisto. Il divario è meno ampio se si guarda alle retribuzioni nette. "Le retribuzioni nette, beneficiando del combinato disposto dei vari provvedimenti fiscali", spiega l'Inps, "sono aumentate nettamente di più e cioè del 14,5% per il primo percentile, del 16,9% per la mediana (poco al di sotto dell’inflazione), e del 12,0% per il novantesimo percentile." Un maggior tasso di occupazione delle donne dovrebbe nel lungo periodo ridurre il divario sul reddito da pensione anche se questo non dipende solo dagli anni di lavoro ma anche dalle retribuzioni che si percepiscono. Se in media nel complesso le pensioni degli uomini sono superiori del 34% su quello delle donne guardando solo a coloro che sono andati in pensione anticipata l’importo per i maschi è maggiore del 22,94% di quello delle femmine.

Nella media complessiva il reddito mensile da pensione è di 1.860,83 euro. Per le pensioni anticipate l'importo medio è di 2.133 euro al mese mentre per quelle di vecchiaia è di 1.021 euro al mese. Per quelle di invalidità l'importo medio è di 1.151 euro mentre per quelle ai superstiti è di 855 euro. Le prestazioni assistenziali si attestano intorno ai 502 euro mensili in media. Per quanto riguarda la distinzione per genere, il 66% delle pensioni anticipate è erogato ai maschi, mentre le femmine percepiscono il 61% dei trattamenti di vecchiaia. L’età media di uscita in pensione di vecchiaia è di 67,2 anni mentre quella per l’anticipata è di 61,6 anni. (ANSA)

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