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IN TRIBUNALE

Pestaggio in via Sardagna: testa fracassata, il vicino sconterà 3 anni

Dopo la violenta lite in strada l’imputato aveva lasciato la vittima in un lago di sangue

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

08 Luglio 2025 - 19:11

Pestaggio in via Sardagna: testa fracassata, il vicino sconterà 3 anni

CREMONA - Il Tribunale ha condannato a 3 anni di reclusione con espulsione, Mehedi Lahrache, il marocchino di 38 anni accusato di aver causato lesioni gravi al vicino di casa Abdellah Rharrad, connazionale di 47 anni, la notte dell’11 maggio di un anno fa, in via Sardagna, nel quartiere di Borgo Loreto. Il 38enne è stato inoltre condannato a risarcire i danni, da liquidarsi nel separato giudizio civile. Intanto, il Tribunale ha fissato 25mila euro di provvisionale per Rharrad, quella notte finito sotto i ferri con la testa mezza fracassata. Poi, i mesi in Terapia intensiva e la riabilitazione.

«Le lesioni gravi gli hanno provocato un deficit cognitivo. Ha amnesie, non ha più percezione della realtà, non potrà più lavorare come muratore», ha evidenziato l’avvocato di parte civile Alessandro Vezzoni. Lahrache dovrà risarcire con 10mila euro di provvisionale la moglie di Rharrad. «Da quel giorno è cambiata anche la vita di sua moglie Gisella che lo deve seguire in tutto. E lei va dallo psicologo per farsi aiutare», ha sostenuto l’avvocato di parte civile Santo Maugeri.

L'avvocato Santo Maugeri


Il pm aveva chiesto 5 anni per l’imputato, che è tuttora agli arresti domiciliari. Tra 15 giorni sarà depositata la motivazione della sentenza. I fatti. Tra i vicini di casa non correva buon sangue. Il contesto lo aveva raccontato Lahrache nel giorno della sua difesa: «Insieme a mia madre sono andato ad abitare in via Sardagna circa quindici anni fa. I vicini dopo un po’ hanno cominciato a darci fastidio, perché mia mamma pregava cinque volte al giorno». Lahrache aveva parlato di una escalation. «Vengo a sapere che il vicino dava fastidio a mia mamma (avances sessuali)».


«Bisogna contestualizzare le motivazioni per cui si è arrivati al fattaccio», ha spiegato detto l’avvocato difensore Giorgio Lazar, che ha parlato di «un sentimento di ostilità» del vicino nei confronti del 38enne «e questo si è rivelato in tutta una serie di provocazioni, aggressioni, insulti a lui e a sua madre».

L'avvocato Giorgio Lazar


La sera dell’11 maggio, Lahrache, cane al guinzaglio e stampelle, lasciò il bar dei cinesi ‘Cisalpina’ «per buttare il vuoto». Il vicino, ubriaco, lo rincorse. ‘Lasciami stare, lasciami stare’, gli urlò Lahrache. «Rharrad mi ha aggredito alle spalle, aveva una lama in mano». Partirono i pugni. Nel difendersi, Lahrache aveva sostenuto che il vicino era caduto con la testa su una rastrelliera per le biciclette, ma la pm era andata a riguardarsi le fotografie: «La rastrelliera non c’è. La legittima difesa non c’è». E se «è vero che il vicino lo ha rincorso ubriaco, l’imputato ha reagito in modo sproporzionato».


Quella notte, Lahrache lasciò il vicino in una pozza di sangue. Scappò in casa. Prima, però, fece un video che è agli atti dell’indagine della Squadra mobile. «È scappato lasciando il vicino in una pozzanghera di sangue. E con non poca fatica la polizia lo ha trovato ed è andato a prenderlo», ha rimarcato l’avvocato Maugeri.

L’avvocato Alessandro Vezzoni


Lahrache era sul balcone. Un poliziotto della Squadra volante lo vide, quando lo illuminò con una torcia il balcone e notò che l’imputato aveva una mano fasciata in maniera rudimentale. Faticarono gli agenti a farsi aprire la porta. L’arresto, il carcere con l’accusa di tentato omicidio, riqualificata in lesioni gravi dal Tribunale del Riesame, che mandò il 38enne agli arresti domiciliari. «Non sono abituato a macellare le persone. Quando ho visto che c’era a terra sangue, sono andato via. Quando ho visto il sangue mi sono preso male, ho smesso, non ho infierito», si era difeso l’imputato. Per l’avvocato Maugeri «un comportamento criminale. Lui ha detto di essere stato aggredito alle spalle con un coltello, ma il coltello non si è trovato».


«Un delinquente pericolosissimo?». Niente affatto per l’avvocato Lazar, che ha parlato di «scarsissima criminalità: un delinquente pericolosissimo si chiude in casa, non va sul balcone. O è sprovveduto o crede di non aver fatto chissà che cosa. Le lesioni sono gravi, però il vicino poteva evitarlo, ha cominciato lui».

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