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CREMONA. IL FRONTE DELLA SICUREZZA

Tre bulli condannati, quattro anni al ‘capo’

Dal gup i maggiorenni del branco che ha seminato terrore in autunno

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

07 Luglio 2025 - 21:16

Tre bulli condannati, quattro anni al ‘capo’

CREMONA - In carcere dallo scorso novembre, il 9 giugno di quest’anno tre giudici lo hanno condannato a 4 anni - con espulsione - per violenza sessuale di gruppo: palpeggiamenti a una 19enne che con l’amica stava raggiungendo l’auto, nel parcheggio in via del Sale.

Oggi Eddine Wachem, tunisino che va per i 19 anni, il capo della baby gang di connazionali, più un egiziano, che lo scorso autunno ha seminato terrore in città, si è preso altri 4 anni. Stavolta, lo ha condannato il gup (processo con il rito abbreviato) per una serie di episodi commessi in quei due mesi di violenza, tra ottobre e novembre, in concorso anche con i minorenni del branco.

Insieme alla condanna, il gup ha disposto l’ordine di espulsione dal territorio nazionale. Ed è stato condannato a 3 anni (con l’abbreviato) un altro maggiorenne del branca. Un terzo, invece, ha patteggiato 3 anni e 4 mesi. Condanna ed espulsione anche per loro, mentre sono già stati rinviati a giudizio due maggiorenni della baby gang.

La sentenza è arrivata alle 5 del pomeriggio. Il capo e un connazionale sono stati riportati in carcere, il terzo è ai domiciliari. L’accusa era sostenuta dal pm Federica Cerio.

Rapina, tentata rapina, lesioni, coltelli e cocci di vetro per armi, carabinieri e poliziotti oltraggiati, danneggiamenti: sono alcune delle accuse contestate, a vario titolo, ai maggiorenni della gang spesso in concorso tra loro, spesso con i minorenni del branco. Giovanissimi che andavano in giro a menare le mani, a tirare pugni e calci, a fare rapine per un cappellino, uno smartphone, una cassa bluetooth in diverse zone della città. Agivano con la complicità del buio non solo nel centro storico, in piazza Roma.

Alcuni bulli erano seguiti da una società cooperativa, domiciliati in via del Giordano. Qui, carabinieri e polizia li avevano tirati giù dal letto, lo scorso autunno, ultimo atto dell’indagine che aveva smantellato quella baby gang.

Le sei pagine in cui sono riversati ben 18 capi di imputazione, restituiscono lo spaccato di giovanissimi che, forti in gruppo, mostravano i muscoli con la preda di turno. Dieci vittime in tutto. Come un 26enne straniero che da Eddine e da due minorenni, si era preso una scarica di pugni (sul viso, sul capo e sul corpo).

I violenti gli avevano anche spruzzato lo spray urticante al peperoncino e avevano tentato di ferirlo con un coccio di bottiglia. Pugni e minaccia: «Figlio di..., ti ammazzo, ti uccido, noi siamo tunisini e non abbiamo paura di nulla, anche se chiami la polizia non ci fanno nulla, in quanto siamo minorenni, ti scanniamo». Quel giorno erano intervenuti i carabinieri della Radiomobile e, in loro aiuto, due poliziotti della Questura. Spavaldo anche con le ‘divise’, il capo della gang di tunisini: spintoni alle forze dell’ordine e tentativo di fuga. E ancora lui, in un’altra occasione, non aveva gradito che due vice brigadieri lo identificassero. I carabinieri erano intervenuti in seguito alla segnalazione dei residenti che avevano sentito un rumore riconducibile all’esplosione di un’arma da fuoco. La reazione del tunisino: «Italia di m..., carabinieri di m...».

Tra i reati più gravi che il pm gli ha contestato, in concorso con due coimputati, con altri rimasti ignoti e con due minorenni, c’è la rapina a un 34enne, pestato e scippato dello zaino con la cassa bluetooth (70 euro il valore). Storia dell’1 novembre scorso, quando la vittima era stata ripetutamente presa a calci e pugni. La gang gli aveva scagliato addosso anche una bicicletta. E calci alle gambe se li era presi l’amica del 34enne intervenuta per salvarlo. Erano le due e mezza di notte. Rapina con le aggravanti anche «di aver commesso il fatto da più persone riunite e approfittando di circostanze di tempo, di luogo tali da ostacolare la pubblica e privata difesa, essendo il fatto avvenuto in orario notturno».

A ottobre, in piazza Roma Eddine, in concorso con un connazionale e con un cugino minorenne, aveva dato una bottigliata in testa a un trentenne italiano: trauma cranico commotivo, 7 giorni di prognosi. Quella stessa notte, la gang aveva lanciato bottiglie di vetro, ‘proiettili’ estratti dai contenitori lasciati dai residenti davanti agli ingressi dei palazzi. Dopo due mesi di terrore, game over e arresti.

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