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LE STORIE DI GIGIO

Il custode instancabile della Madonnina di Cavatigozzi

Luciano Zanelli, 90 anni, da oltre 60 si prende cura del tempietto e della statua della Vergine all’ingresso del paese, simbolo di fede e memoria per la comunità locale. Dal cantiere al calcio, fino all’impegno in parrocchia, racconta con orgoglio la sua vita dedicata alla frazione e alle sue tradizioni

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

07 Luglio 2025 - 05:25

Il custode della Madonnina di Cavatigozzi

Nelle due foto Luciano Zanelli oggi e il giorno del matrimonio davanti alla statua della Madonna

CREMONA -  Un po' a tutti è capitato almeno una volta di passarci davanti, ma pochi conoscono l'autore di quella scultura che saluta chi arriva e chi lascia Cavatigozzi. Luciano Zanelli, arzillo novantenne dalle mani d'oro e con la vena poetica, colonna del mondo dell'edilizia: c'è lui dietro il tempietto con la statua della Madonna all'ingresso del paese. “Le sono molto affezionato, vengo qui quasi ogni giorno per pulirla e tenerla in ordine. Non l'ho mai abbandonata”. Così da 65 anni.

Di anni Zanelli ne aveva 14 quando ha cominciato a lavorare. Dopo il periodo del tirocinio adolescenziale e delle prime occupazioni forzatamente non 'a libro', all'inizio garzone in una macelleria e aiuto meccanico-motorista in un'officina, è arrivata, nel 1952, l'assunzione presso l'impresa edile Carminati. Finito il servizio militare, ha trovato la forza di volontà per studiare nelle ore serali e conseguire l'attestato di tecnico edile. Alla cessazione della precedente azienda, è passato alle dipendenze dell'impresa Lazzari diventando operaio specializzato e assumendo nel tempo responsabilità crescenti sul cantiere. Raggiunta la meritata pensione nel 1992, ha accettato con entusiasmo di trasmettere il proprio bagaglio professionale e umano insegnando sul campo ai giovani della Scuola edile cremonese, dell'allora direttore Agostino Melega, le tecniche di costruzione. Il signor Luciano risiede da sempre alla Cava, dov'è nato.

La storia della frazione è un po' la sua storia personale. “Ho collaborato a edificare l'oratorio, sono stato io a trovare gli affreschi del '600 nella chiesa di Santa Maria Maddalena: stavo rappezzando gli intonachi degli archi quando da sotto è spuntato un naso dipinto. E' cominciato tutto così”. Quella chiesa l'ex manovale la conosce bene anche per il suo impegno nella vita della parrocchia. “Ho fatto parte, dal 1952 e sino a qualche tempo fa, della Scola Cantorum”, dice con orgoglio. E con orgoglio ricorda anche i suoi trascorsi sportivi. "Ero un attaccante e ho vinto tre campionati dilettantistici con altrettante società calcistiche: la Marini, la Mazzola e il Casalmaggiore”. Va più fiero ancora degli attestati che ricoprono le pareti dell'appartamento al terzo piano. “Sono stato nominato maestro del lavoro da Maroni”. “Era Formigoni”, lo corregge affettuosamente un amico. Ma il padrone di casa non arretra e chiede a uno dei figli, Leonardo (l'altro è Alessio), di togliere la pergamena dal chiodo. “Invece è Maroni, guardate qui”.

Ma il suo vero vanto è la Madonnina di via Milano. “Erano gli inizi degli anni Sessanta: la signora Elsa Grassi comprò la statua, pesante 5 quintali, a Venezia per poi portarla in un mulino che non c'è più. L'allora parroco, don Sergio, convinse Elsa a spostare la statua dove si trova attualmente e impreziosirla con un tempietto intorno. Io e lo scultore Luigi Ferraroni abbiamo impiegato una settimana per costruirlo: 6 colonne di marmo e il basamento dello stesso materiale. Abbiamo messo lì la Madonna e lì c'è ancora”.

Zanelli estrae da una cartelletta verde una grande fotografia in bianco e nero che ritrae una coppia di sposini mentre depongono una corona di fiori ai piedi della Signora della Cava. “Siamo io e mia moglie, Giuliana Zani, mancata nel 2021. Era il 7 ottobre del 1961, il giorno del nostro matrimonio. Prima di andare in chiesa siamo venuti qui”.

Perché? “Che domanda! Proprio il momento delle nozze non mi reco dalla Madonna per salutarla e chiedere la sua protezione?”.

Nella vecchia immagine, dietro gli alberi al lato del tempietto, si staglia il campanile. “Ora da questo punto non lo si vede più tanto gli alberi sono cresciuti in tutti questi anni. Quanto tempo è passato, questo era davvero un angolo meraviglioso”. I

n passato i fedeli lasciavano le loro offerte, ora però la devozione si è affievolita. Ma la tiepidezza religiosa non ha scoraggiato l'ex capo cantiere, che da giovane andava in rete e da meno giovane insegnava ai ragazzi i segreti del suo mestiere. Non è tipo da vivere di nostalgia e ha pensato a come rinnovare la sua opera facendo incidere su un foglio di metallo i versi di un dolce canto mariano della tradizione popolare. "Ma il risultato non mi convinceva. E così mi sono recato a Spinadesco, nel laboratorio di Pierluigi Ferraroni, marmista figlio di Luigi, chiedendogli di scolpire le parole su una lastra di marmo, quella che ora si trova davanti alla statua”.

preghiera

Non è finita qui. “Vicino al tempietto c'è una panchina che però è poco utilizzata. Ho commissionato la costruzione di un'altra, color legno, che verrà installata in una posizione più ombreggiata e comoda, dove gli anziani, e non solo loro, potranno sostare tranquillamente.

Tra un'idea e l'altra, l'instancabile novantenne continua a venire, tranne nei giorni più infuocati, dalla vicina casa in quest'area di via Milano illuminata la sera da un faretto. “Scopo, riordino, pulisco. Ci ho sempre tenuto a questo angolo e alla sua ospite, non me ne sono mai dimenticato”.

crocifisso

Pochi metri più in là, sullo stesso marciapiede, un altro lavoro uscito dalle mani dell'abile artigiano e parrocchiano generoso: la piccola cappella con un cancelletto che si chiude sul dipinto di una Crocifissione. “Ma ci sono stati assurdi dispetti, stupidi atti vandalici. Invece la Madonnina è più rispettata, non l'hanno mai toccata. Anche se è senza inferriate".

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