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CASALMAGGIORE

Abiti contraffatti in vendita: condanna definitiva per un 44enne

La Corte d’Appello di Brescia ha confermato la pena di cinque mesi inflitta dal Tribunale di Cremona: l’uomo dovrà pagare anche la multa e le spese legali. La merce sequestrata con marchi falsi sarà confiscata e distrutta

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

05 Luglio 2025 - 16:29

Abiti contraffatti in vendita: condanna definitiva per un 44enne

CASALMAGGIORE - La Corte d’Appello di Brescia ha confermato in via definitiva la condanna nei confronti di A.L., 44 anni, senegalese residente a Genova, accusato di avere ricevuto e detenuto per la vendita capi di abbigliamento con marchi contraffatti. La sentenza di secondo grado ha rigettato i motivi di impugnazione dell’imputato e ha reso irrevocabile la condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Cremona, pari a cinque mesi di reclusione e 300 euro di multa, con la confisca e la distruzione della merce sequestrata.

Secondo la ricostruzione dei giudici, A.L. aveva acquistato o comunque ricevuto con finalità di profitto diversi capi d’abbigliamento contraffatti — tra cui giacche Moncler, felpe Ralph Lauren, pullover Fred Perry e pantaloni Stone Island — già sottoposti a sequestro da parte della Polizia locale di Casalmaggiore nel dicembre 2016. Gli agenti avevano accertato la presenza dei prodotti in vendita in viale Mazzini, procedendo al sequestro immediato dei capi ritenuti falsi in base alle relazioni tecniche fornite dalle stesse aziende titolari dei marchi, che avevano confermato la capacità dei falsi di trarre in inganno un normale consumatore.

Nel processo di primo grado, concluso nel 2021, il Tribunale di Cremona aveva riconosciuto la responsabilità penale dell’imputato per ricettazione e commercio di prodotti con segni falsi, ritenendo provato che egli fosse consapevole della provenienza illecita dei capi e del loro carattere contraffatto. A.L. aveva presentato appello chiedendo l’assoluzione sostenendo la “grossolanità” delle contraffazioni, tale da non ingannare il pubblico, o in subordine la non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte d’Appello ha però ritenuto infondate tutte le argomentazioni difensive.

Secondo i giudici di secondo grado, la quantità dei capi sequestrati e la varietà dei marchi falsificati escludevano la possibilità di considerare il fatto di particolare tenuità. La sentenza d’appello ha quindi confermato integralmente il verdetto di primo grado, dichiarando la condanna definitiva e disponendo che l’imputato si facesse carico anche delle spese del grado di giudizio di appello. Il sequestro operato nel 2016 rimane definitivo con la confisca e la distruzione dei capi contraffatti custoditi al Comando della Polizia locale.

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