L'ANALISI
02 Luglio 2025 - 05:00
CREMONA - Stop ai lavori all’aperto nelle ore più calde della giornata, già a partire da oggi. È il verdetto del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, che, a fronte di una settimana di afa galoppante (con picchi oltre i 35 gradi) blinda con un’ordinanza ad hoc le attività lavorative ‘esposte al sole’ all’interno delle aree critiche (quelle, cioè, in cui le temperature raggiungono una soglia giudicata pericolosa per la salute). La fascia oraria di chiusura sarà quella tra le 12.30 e le 16.00 e Cremona, in questo contesto, non fa eccezione.
La preoccupazione è rivolta, in particolare, al destino dei cantieri (pubblici e privati), per cui si teme un rallentamento, considerato che l’ordinanza sarà in vigore fino al 15 settembre. Sul fronte dei lavori pubblici, l’Amministrazione interviene per rassicurare sull’entità dei ritardi, sottolineando che la qualità del lavoro migliorerà. «Si tratta di una misura giusta in ogni suo aspetto - commenta l’assessore Paolo Carletti - che assume una rilevanza fondamentale. In queste condizioni climatiche, lavorare nei campi e sui tetti degli edifici alle 3 del pomeriggio è insensato».
Le implicazioni dell’ordinanza di Fontana, secondo Carletti, saranno positive per la salute del comparto edilizio: «Per quanto riguarda i cantieri pubblici - aggiunge - c’è da attendersi un probabile rallentamento dei lavori, che andrà però di pari passo con un netto miglioramento della sicurezza dei lavoratori. Sarà possibile valutare, evidentemente, una traslazione della fascia oraria di attività, con cui si riesca a compensare alla chiusura senza particolari conseguenze per i cronoprogrammi».
Il tempismo di Fontana sarebbe invece perfetto, in piena armonia con ciò che l’Amministrazione ha già osservato le scorse settimane: «Dieci giorni fa - conclude Carletti - abbiamo visto alcuni dipendenti lavorare in cima al tetto di un edificio, sotto il sole, alle 15. Il che è inaccettabile, alla luce dell’ondata di caldo che stiamo vedendo. L’assessorato ha immediatamente allertato la dirigenza per far luce sulla questione. A maggior ragione, dunque, accolgo con favore l’ordinanza di Fontana».
Le imprese edilizie sono chiamate ad una sfida che, forse, non è nuova per tutti. «Le ditte che, in passato, hanno lavorato anche in altre regioni - precisa Laura Secchi, direttore Ance Cremona - si sono già confrontate con ordinanze di questo tipo, cosa che non è avvenuta, invece, in Lombardia. Come Ance, non siamo contrari, ma ovviamente occorrerà regolarsi con i cantieri. Le aree contrassegnate dal bollino rosso sul sito indicato dalla Regione (preso letteralmente d’assalto in questi giorni) sono quelle in cui le temperature raggiungono livelli molto elevati, e sono dunque soggette alla sospensione dei lavori prevista da Fontana».
Secchi sottolinea che nessuna attività, pubblica o privata che sia, può essere esclusa dall’ordinanza, fatto salvo il caso dei lavori di pubblica utilità. «Anche alcuni sotto-servizi sono ricompresi in questa categoria, e potranno dunque proseguire l'attività lavorativa». Ovviare ai ritardi che ne potrebbero conseguire, per altro verso, non è impossibile. «Bisogna vedere - commenta Secchi - Le imprese possono chiedere alla Direzione lavori di riorganizzare la giornata lavorativa, consentendo l’inizio delle attività in anticipo, al mattino. In questo modo, si riuscirebbe a recuperare una parte di queste ore, per poi ricorrere alla cassa integrazione per quelle che, invece, non saranno lavorate. Non è detto, tuttavia, che sia possibile».
In Regione, per altro verso, l’opposizione rimane critica, contestando, in particolar modo, modalità e tempistiche dell’ordinanza. «Naturalmente - commenta Matteo Piloni, consigliere regionale del Pd - siamo soddisfatti che Regione Lombardia abbia deciso quest’anno di emettere un’ordinanza che permetta la sospensione delle attività lavorative per caldo estremo, mentre l’anno scorso non lo aveva fatto, a differenza di tante altre regioni. Comunque arriva in estremo ritardo». La soluzione reale del problema del caldo estivo, secondo Piloni, presuppone una visione sistemica, con cui sarebbe possibile superare un approccio ‘a scadenza’: «Serve un intervento strutturale e definitivo che entri in vigore immediatamente, non appena le temperature per lavoratrici e lavoratori diventino pericolose e i rischi aumentino. Basta agli interventi spot».
Pertanto, la discussione in consiglio regionale è destinata a proseguire con le dovute mozioni. «Desideriamo - dichiara Piloni - che la Giunta vada nella direzione di deliberare questo intervento strutturale, che scatti automaticamente in presenza di determinate condizioni atmosferiche. Speriamo che si voglia approvare immediatamente. Anche se adesso subentrerà l’ordinanza, è bene mettere un punto fermo legislativo già da subito, altrimenti il nostro timore è che poi il tempo passi e si arrivi al prossimo anno sempre nella stessa situazione, con le decisioni da prendere all’ultimo minuto, con le persone in strada e nei campi a lavorare sotto il sole nelle ore di maggior calore».
«L’importante - conclude - è che gli interventi non siano solo emergenziali. Per questo la nostra mozione va discussa e votata subito. Serve un ulteriore passo avanti nella tutela di lavoratrici e lavoratori all’aperto, perché situazioni di questo tipo diventano sempre meno sporadiche e sempre più frequenti, anche di fronte all’evidenza del cambiamento climatico».
In Lombardia è emergenza caldo, e Cremona, come il resto della regione, subisce le restrizioni orarie destinate ai lavori ‘en plain aire’ che richiedono uno sforzo fisico intenso, con particolare riguardo ai cantieri e alle attività agricole. Secondo Cisl, Uil e Cgil, la firma dell’ordinanza promossa da Guido Bertolaso (assessore al welfare presso Regione Lombardia), in vigore da oggi fino al 15 settembre, è il primo passo verso una politica del lavoro capace di dimostrare una forma di resilienza concreta di fronte agli effetti - ormai evidenti - della crisi climatica.
I sindacati avevano già spinto, nelle scorse giornate, affinché l’ordinanza fosse finalmente messa a punto, con il preciso intento di evitare che i lavoratori si trovassero a svolgere la propria attività sotto il sole che picchia, nelle ore più arroventate della giornata. La decisione dei vertici di regione Lombardia è giunta come misura estrema per fronteggiare un quadro lavorativo che è stato riconosciuto come compromesso: l’altro ieri (30 giugno) la discussione in Consiglio Regionale, con cui, dopo giorni di pressione da parte delle organizzazioni sindacali, si è arrivati finalmente al dunque.
Cisl, Cgil e Uil - in particolare i rispettivi presidenti Ivan Zaffanelli, Elena Curci e Germano Denti - esprimono soddisfazione, valorizzando il successo raggiunto.
«Si tratta di un passaggio significativo - riportano i sindacati - per il riconoscimento del caldo estremo come rischio concreto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Il provvedimento prevede la sospensione delle attività lavorative con esposizione al sole e attività fisica intensa dalle 12:30 alle 16:00 nei giorni in cui il rischio è classificato come “alto” sulla base della mappa interattiva di Worklimate».
L’estate senza pietà della Pianura Padana non è altro che l’ennesimo segnale che il clima sta mutando, ed è cruciale, in questo contesto, tutelare il lavoratore. «Come sigle sindacali - proseguono - abbiamo sottolineato l’importanza di questa misura non solo come risposta emergenziale, ma come parte integrante di una strategia di prevenzione della salute dei lavoratori e delle lavoratrici. L’assessorato al Welfare, che comprende anche l’area salute e sicurezza sul lavoro, deve essere sempre più motore di questa visione integrata».
Non è, questa, l’unica mossa che si può immaginare sullo scacchiere. «Abbiamo ribadito - aggiungono i sindacati - la necessità che l’ordinanza sia integrata a livello nazionale da strumenti concreti di sostegno al reddito. In questo senso, riteniamo fondamentale il lavoro già avviato dalle categorie sindacali che seguono il settore agricoltura e florovivaistica, con accordi ad hoc per lo spostamento degli orari lavorativi, insieme al lavoro dalle categorie sindacali del settore edile che richiedono l’applicazione della cassa integrazione prevista per eventi meteo, come copertura per le ore di sospensione lavorativa causa caldo».
I sindacati avevano chiesto che quanto previsto dalla bozza, poi firmata da Fontana, diventasse «immediatamente esigibile, con l’attivazione effettiva degli strumenti di tutela già esistenti, al fine di garantire la tutela collettiva della salute di lavoratrici e lavoratori e della dignità del lavoro». In gioco c’è la necessità di politiche coraggiose per coniugare la gestione di un clima che appare sempre più estremo alle necessità dei lavoratori. «La lotta contro gli effetti della crisi climatica - riportano i sindacati - non può essere lasciata all’iniziativa dei singoli: è una responsabilità collettiva. Servono regole chiare, tutele universali e un impegno concreto delle istituzioni. Questo è solo un primo passo».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris