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I CONTI IN TASCA AI CREMONESI: L’ANALISI DEI CONSUMI

Cremona più dinamica, la spesa cresce del 4,3%

I redditi in provincia salgono del 3,8% e il dato pro capite arriva a quota 22.417 euro. Trainano gli acquisti i beni durevoli (+5%) e l’auto (+14,5%), cala l’elettronica (- 4,9%)

Claudio Barcellari

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redazione@laprovinciacr.it

20 Giugno 2025 - 05:25

Cremona più dinamica: la spesa cresce del 4,7%

CREMONA - La provincia di Cremona, nel 2024, è stata tra le più dinamiche della Lombardia, con un incremento del 5% delle spese in ‘beni durevoli’ (come automobili, elettrodomestici, beni per la casa). Lo rivela l’Osservatorio di Findomestic, che sottolinea come i redditi delle famiglie cremonesi siano cresciuti (3,8%) in parallelo con il volume di spesa (27 milioni di euro in più del 2023).

Secondo Findomestic, nel 2024, i cremonesi potevano contare su un reddito pro capite di 22.417 euro, in crescita per lo più costante dal 2022. Con un portafogli più pieno, la tendenza alla spesa è stata più importante, sia per quanto riguarda la spesa della famiglia (4,3%) sia per i beni durevoli complessivi, per i quali si raggiunge, appunto, l’incremento tondo del 5%.

In quest’ultimo campo, sottolinea il report dell’Osservatorio Findomestic, sul totale delle spese dei cremonesi l’impatto maggiore è rappresentato dall’acquisto delle auto: sui 552 milioni di euro di spesa in durevoli, ben 315 sono stati investiti nella mobilità a quattro ruote. E non sembra che le famiglie accennino a volersi privare di un mezzo di trasporto: l’incremento delle spese rispetto al 2023 è stato del 5% per l’acquisto di nuove vetture (137 milioni di euro) e del 14,5% per l’usato, un record in Lombardia (al secondo posto dopo Mantova). Meno dinamico è il mercato delle moto, anche se ugualmente vergato dal segno più: in questo caso, l’incremento è stato del 3,8%.

Per quanto riguarda gli altri beni durevoli, le famiglie sembrano più inclini al risparmio: segno meno per i mobili (-1,9%), per i beni legati all’informatica (-2,9%) e all’elettronica (-4,9%), mentre la priorità viene data agli elettrodomestici (+2,5%).

Il trend positivo, come illustra nel dettaglio Findomestic, riguarda tutta la Lombardia, dove «la spesa per i durevoli è cresciuta del 4,1%, ritmo superiore al 3,8% del Nord Ovest ma più contenuto rispetto al 4,5% medio nazionale. Se si guarda al livello della spesa, nel 2024 una famiglia lombarda ha indirizzato all’acquisto di beni durevoli 3.419 euro, 473 euro in più rispetto alla media nazionale e 94 euro in più rispetto a quella del Nord-Ovest».

Le singole provincie, però, hanno seguito ritmi diversi: l’incremento sulla spesa in durevoli presenta oscillazioni fra il 6% e il 4,6% per Varese (6%), Monza-Brianza (5,4%), Pavia (4,7%) e Brescia (4,6%). Il capoluogo, al contrario, rimane in fondo alla classifica, con un aumento di spesa più limitato (2,9%), anche se, in termini assoluti, l’insieme delle famiglie milanesi conquista il podio per volume di spesa (circa 5.400 milioni di euro in totale). Le famiglie che lo scorso anno sono state meno inclini ad acquistare beni durevoli risiedono in provincia di Sondrio (2.920 euro per famiglia), mentre la medaglia d’oro spetta a Monza e Brianza (3.690 euro). A pesare in modo particolare sull’aumento delle spese, analogamente al caso della provincia di Cremona, è stato l’acquisto delle autovetture. «Come nel resto d’Italia – si legge – il maggior traino a tale aumento è derivato dai beni legati alla mobilità, in particolare da aumenti superiori alla media nazionale e alla macroarea di riferimento per le vendite di motocicli e di autovetture usate (rispettivamente 14,6% e 11,6% nella regione)».

Gli altri beni durevoli, invece, hanno mostrato segni di lieve sofferenza: al netto delle spese per gli elettrodomestici, che sono aumentate del 2,6%, «hanno chiuso il 2024 in calo, in linea con il dato del Nord Ovest, la spesa per mobili (-1,3%) e telefonia (-2,7%); inoltre, è proseguito l’aggiustamento al ribasso per l’information technology (-1,9%) e l’elettronica di consumo (-4,7%), in quest’ultimo caso più intenso rispetto alla media nazionale».

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I NUMERI IN CHIAROSCURO
I cremonesi recuperano solo l’1% sul 2019. Timpano (UniCatt): «La colpa è di inflazione e pressione fiscale»

Fa ben sperare l’aumento delle spese dei cremonesi (e dei lombardi) per l’acquisto beni durevoli. Ma il dato va messo a sistema con quello degli stipendi reali; i quali, proprio nel 2024, hanno iniziato a riprendere corpo, anche se a velocità inferiore rispetto alla crescita del volume di spesa.

Francesco Timpano, docente di economia politica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, commenta il rapporto dell’Osservatorio Findomestic sull’andamento delle spese delle famiglie lombarde, sottolineando che la crescita dei redditi (pari, a Cremona, al +3,8%) va considerata con la giusta cautela.

«Dal 2022 al 2024 – illustra Timpano – i lavoratori dipendenti e i pensionati, vale a dire tutti coloro che sono sottoposti all’Irpef progressiva, hanno perso potere d’acquisto a causa della fiammata inflazionistica, generata in particolare ai costi dell’energia. In linea teorica, quando si verifica un fenomeno di inflazione elevata, si assiste ad un recupero grazie ad aumenti salariali nei contratti di lavoro. Tuttavia, a causa del drenaggio fiscale (25 miliardi con cui il governo ha tentato di risanare i conti pubblici), lavoratori dipendenti e pensionati si sono trovati a pagare più tasse, e a non guadagnare potere d’acquisto in termini reali, essendo l’aumento del loro salario nominale più che compensato dall’aumento dei prezzi».
Nel 2024, spiega Timpano, le cose hanno iniziato a cambiare: «Lo scorso anno – spiega – pur non recuperando tutto ciò che abbiamo perduto dal 2019 (si parla di una perdita di potere d’acquisto che si aggira intorno all’8%), questo trend si è leggermente invertito: abbiamo recuperato circa l’1% di ciò che si è perso negli anni pandemici (cosa che, invece, non è successa nel 2023)».

«Parlando di reddito disponibile pro capite – continua Timpano – ci riferiamo ad un aggregato che comprende tutti i redditi delle famiglie, non solo i salari. Cremona, nel 2024, ha registrato segnali di crescita in questo senso, anche se più modesti rispetto a quelli del 2023; forse anche grazie all’aumento dei salari nominali, determinato dai rinnovi contrattuali in alcuni settori».

Ciò non toglie che le famiglie lombarde siano state, nel 2024, più inclini ad acquistare beni durevoli. «Un dato certamente positivo, che va però interpretato. Findomestic specifica che la crescita riguarda soprattutto le autovetture usate – continua Timpano – un elemento che si sta dimostrando capace di trascinare il mercato, come è abbastanza noto. Le auto usate, come è dimostrato, stanno sperimentando un boom considerevole, tanto che anche i prezzi stanno aumentando». Complice anche l’impennata dei prezzi delle automobili di nuova fabbricazione, che, al netto del fenomeno inflattivo, «sono molto più sofisticate rispetto a quelle prodotte in passato. C’è la spinta verso l’alto sui prezzi dell’elettrico, anche se l’anno prossimo probabilmente osserveremo una tendenza opposta, con prezzi che oggi, nel 2025, appaiono già più convenienti».

Sulla crescita del mercato delle quattro ruote a Cremona, aggiunge Timpano, «probabilmente incide anche il mercato locale, più concorrenziale, con dinamiche di prezzo più contenute rispetto ad altri territori. Bisogna anche prendere in considerazione alcuni aspetti comportamentali: è probabile che i cremonesi, alla luce di un aumento di liquidità nell’immediato, abbiano deciso di dare la priorità al cambio dell’auto. Si tenga anche presente che Cremona e Mantova hanno una tendenza all’automobile importante, a causa della minor presenza di infrastrutture dei trasporti. Prova del nove: Milano, che ha una maggiore disponibilità di mezzi pubblici, è ultima in queste classifiche, essendo minore il bisogno di mobilità automobilistica».
Non sorprende che a Cremona siano altri i settori più in sofferenza, parlando di volume di spesa delle famiglie: «le vendite dei beni ‘Information technologycalano, come era presumibile. Probabilmente, si tratta di beni che già sono stati acquistati durante la pandemia, durante la quale la liquidità era mediamente maggiore. Scendono anche i beni per la casa, come tipicamente accade quando si assiste ad un ridimensionamento degli incentivi».

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