L'ANALISI
IL CASO. 'IURE SANGUINIS'
19 Giugno 2025 - 11:04
Il portone dell'ufficio anagrafe e il consiglio comunale presieduto dal sindaco Silvia Granata
CASTELVETRO PIACENTINO - La frode sulle cittadinanze iure sanguinis, richieste da gruppi organizzati di presunti oriundi sudamericani, è arrivata anche in riva al Po. In tutta Italia negli ultimi anni sono stati registrati soggiorni fittizi, per lo più di cittadini brasiliani, che presentando documenti falsi ai municipi tramite super organizzate agenzie di pratiche amministrative, pressano per ottenere residenza e soprattutto cittadinanza. Lo fanno vantando appunto la discendenza da avi italiani. Tra le indagini più recenti volte a smascherare il fenomeno sono da citare quelle a Belvedere Marittimo (Cosenza), a Uggiate Trevano nel Comasco, a Caserta e a Teramo. Ora decine e decine di richieste sono state bloccate, grazie all’attenzione dei funzionari degli uffici anagrafe, anche nella Bassa Piacentina e nel Cremonese.
Il caso, che potrebbe portare presto a denunce, è venuto alla luce martedì sera in consiglio comunale a Castelvetro Piacentino: all’ordine del giorno c’era il nuovo regolamento sugli accessi agli atti, voluto proprio per normare e riordinare le fasi di rilascio dei documenti demografici, allo scopo di garantire un maggiore lasso temporale necessario per effettuare i dovuti controlli.
Il sindaco Silvia Granata nell’occasione ha rivolto un plauso alle addette dell’ufficio anagrafe, che con grande attenzione sono riuscite ad intercettare pratiche di richiesta cittadinanza sospette. Ad innescare dubbi nelle funzionarie, oltre all’elevato numero delle procedure, sono state le grafie delle firme non corrispondenti e in un caso addirittura un presunto avo castelvetrese che non avrebbe potuto essere antenato dell’aspirante cittadino, in quanto risultato morto da bambino in base agli archivi storici.
Da lì sono partite le verifiche con i consolati e le segnalazioni ai carabinieri di Monticelli: «Le nostre addette sono state molto professionali e con il supporto del nostro segretario, a sua volta molto preparato sul tema – ha spiegato Granata –, è stato possibile chiudere il cerchio su questo fenomeno che, viste anche le pressanti richieste di accesso agli atti da parte di queste ‘lobbie’ organizzate, ha molto gravato sull’attività dell’ufficio».
A Castelvetro nei giorni scorsi sono stati così fermati 23 procedimenti sospetti, di cui 21 respinti direttamente dall’ufficio anagrafe per non conformità delle richieste e 2 pratiche sequestrate dai carabinieri su disposizione della Procura, che sta ancora indagando ad ampio raggio.
Prima ancora che a Castelvetro il problema ha toccato anche alcuni piccoli paesi del Cremonese, come Pieve San Giacomo dove la pratiche messe sotto la lente sarebbero state diverse decine. Parecchi Comuni della provincia, proprio allo scopo di evitare e prevenire abusi, si sono quindi dotati di regolamenti più stringenti: per scoraggiare gli aspiranti cittadini provenienti dal Sud America e le complesse ricerche in archivio storico, che intasano gli uffici.
Molti hanno anche introdotto una ‘tassa’: 600 euro per la pratica di cittadinanza con il principio ius sanguinis, più una somma ulteriore per ogni ricerca storica in archivio. Lo ha fatto ad esempio il Comune di Sospiro, dove nel 2024 le richieste di cittadinanza per diritto di sangue sarebbero state una cinquantina. E lo ha fatto anche il Comune di Cremona.
«Circa un anno fa abbiamo avuto lo stesso problema – spiega il sindaco di Monticelli d’Ongina, Gimmi Distante –. É stato registrato un numero elevato di richieste di cittadinanza iure sanguinis, oltre la media storica del Comune, e le documentazioni presentate presentavano alcune anomalie. Le funzionarie dell’anagrafe hanno quindi segnalato la questione al sottoscritto e al segretario comunale: abbiamo informato i carabinieri di Monticelli che hanno avviato le indagini. Non abbiamo divulgato la cosa per rispetto dell’attività investigativa, che presumo sia ancora in corso».
A riprova del fatto che il tema sta dando filo da torcere a numerosi municipi, c’è infine la recente stretta imposta dal Governo: la legge del 1992 prevedeva che per ottenere la cittadinanza bastasse un antenato italiano vivo al momento della proclamazione del Regno d’Italia (1861), da marzo la possibilità vale invece solo entro le prime due generazioni di discendenti e, dunque, è necessario avere un genitore o un nonno italiano. Limitazione che non è detto basti per arginare i tentativi di frode.
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