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MALAGNINO. LA STORIA

Quei 5 ragazzi morti per un ordigno

La tragedia nel giugno del 1945, mercoledì 18 la commemorazione vicino alla lapide

Antonella Bodini

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redazione@laprovinciacr.it

16 Giugno 2025 - 19:44

Quei 5 ragazzi morti per un ordigno

MALAGNINO - Una cerimonia per non dimenticare. Nell’ottantesimo della loro scomparsa mercoledì 18 alle 18.30 l’amministrazione comunale renderà omaggio alla memoria dei cinque bambini di San Giacomo Lovara che nel 1945 morirono a causa dello scoppio accidentale di un ordigno bellico. La commemorazione sarà nei pressi della lapide a loro intitolata.

«La comunità è molto legata a questo tragico fatto – spiegano gli amministratori – e nella ricorrenza dell’ottantesimo anno da quel triste giorno non potevamo non celebrare in modo ufficiale il ricordo di un episodio che ha cambiato le sorti di alcuni nostri concittadini».

lapide

Era il 18 giugno 1945, ormai la guerra era finita. Un gruppo di bambini in un campo aveva trovato, probabilmente dopo aver scavato in profondità, un ordigno bellico inesploso di modeste dimensioni. Secondo quanto ricostruito, i bambini avrebbero usato quell’ordigno come gioco almeno per due giorni consecutivi.

Il 18 giugno decisero di portarlo in una località dove solitamente facevano il bagno e lo lasciarono cadere sopra un manufatto in cemento. Lo scoppio fu inevitabile. Mario Taino, 13 anni, Tarcisio Taino, 15 anni, Emilio Guarneri, 8 anni, Silvano Guarneri, 11 anni e Franco Bodini, 8 anni morirono sul colpo, mentre altri tre bambini Piergiorgio Miglioli, Sandro Serafini ed Ernesto Taino con la mamma Isolina Rebeccani rimasero gravemente feriti. Il medico comunale di allora Giuseppe Fappani era stato chiamato per certificare la morte dei cinque bambini e per cercare di salvare i feriti. Subito dopo il fatto il Comune sulla base del referto medico avvertì i carabinieri di Sospiro per disporre l’immediato sopralluogo. La rimozione delle bombe inesplose e la loro brillatura, curata ed eseguita dagli artificieri dell’artiglieria di Piacenza, non avvenne subito, ma solamente tre mesi dopo la tragedia. In occasione dei funerali molti erano intervenuti per onorare la memoria dei cinque bambini e per essere vicina alle famiglie colpite da questo dramma.

«Una ferita che per molti familiari e molti cittadini è ancora aperta e soprattutto una tragedia che il paese non vuole dimenticare».

Tanto che a seguito dell’incidente sul luogo della tragedia, nei pressi della cascina Cervellara, venne messo un cippo a ricordo di quanto accaduto.

Ernestino Taino, sopravvissuto miracolosamente all’esplosione, per molti anni si è preso cura di questo luogo, fino al 2020 quando ha raggiunto i suoi fratellini. Nel 2021 la lapide è stata rimessa a nuovo dopo che era stata ritrovata rota in tre pezzi. Il manufatto era stato restaurato, grazie all’intervento dell’artigiano locale Giuseppe Generali, ripulito dai segni del tempo e ricollocato su una nuova base di cemento dove era stata riposizionata anche una vecchia croce in ferro battuto, anch’essa restaurata, e posta una targa che riporta i nomi dei cinque bambini. Mercoledì 18 quest’ultima verrà scoperta dopo il restauro e la pulitura.

Saranno inoltre presenti anche Tarcisio, figlio di Ernestino Taino, ed Eugenia e Palmira, le sorelle minori di Emilio e Silvano Guarneri, che da sempre assieme a Maurizio Lanfranchi, marito di Palmira, si prendono cura di questo luogo diventato simbolo di una tragedia che all’epoca colpì duramente il paese e alcune delle sue famiglie più numerose. Con loro anche il parroco don Paolo Fusar Imperatore e tutti coloro che, senza averli mai dimenticati, ne vorranno onorare la memoria.

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