L'ANALISI
10 Giugno 2025 - 16:41
CREMA - Una celebrazione del patrono diocesano San Pantaleone carica di novità, quella di oggi. Oltre alla messa e all’omaggio dei sindaci e delle altre autorità civili e militari, anche i tour guidati nella cripta, il momento conviviale al termine della funzione e la benedizione della piazza con la statua di San Pantaleone portata all’esterno.
La mattinata si è aperta come di consueto con la salita nella sala rossa dell’episcopio dei rappresentanti delle istituzioni, a cominciare dal prefetto Antonio Giannelli, per arrivare alla vicesindaca Cinzia Fontana, al presidente dell’Area omogenea Gianni Rossoni alle altre altre cariche militari e istituzionali, ai rappresentanti dell’ordine dei medici (il santo era infatti un dottore) a quelli di associazioni cattoliche e laiche.
Monsignor Daniele Gianotti ha accolto tutti con una stretta di mano e tenuto un breve discorso di ringraziamento. Ha anche consegnato un piccolo omaggio: un cartoncino che riporta un’immagine di una miniatura di San Pantaleone contenuta in un manoscritto pubblicato a Colonia, a testimonianza della venerazione universale del patrono della diocesi.
«Vorrei affrontare con voi il tema dell'incertezza, tratto caratteristico del nostro tempo, soprattutto tra i giovani, una sfida per la Chiesa ma anche per tutta la società civile – ha evidenziato il vescovo –: il nostro compito è accompagnare famiglie e giovani cercando di mettere insieme un respiro più di fiducia, collaborazione e aiuto reciproco».
Poi il trasferimento in duomo, gremito di fedeli per la messa solenne animata dal coro della polifonica cavalli e dall’orchestra di fiati del Trillo. L’occasione anche per festeggiare il 50esimo di sacerdozio di monsignor Francesco Manenti, dal 2015 vescovo di Senigallia e membro della Cei per il laicato. Proprio il presule sergnanese, ordinato nel giugno 1975 in cattedrale dal vescovo Carlo Manziana, è stato il celebrante. Partito prima dell’alba in auto dalla ‘sua’ diocesi, è arrivato a Crema giusto in tempo.
«I miei primi dieci anni di ministero sono stati da curato della cattedrale, anche per questo è una grande emozione tornare qui per ringraziare il Signore con voi del dono del sacerdozio. La diocesi di Crema è piccola ma vivace, una Chiesa testimone nel territorio di colui che è la nostra speranza, il signore Gesù il risorto».
Nell’omelia monsignor Manenti ha ricordato la preghiera a Dio, una supplica rivolta con intensità dai cremaschi. «Abbiamo riconosciuto al martire San Pantaleone un ruolo decisivo. Possiamo contare il suo aiuto. Se è agevole conoscere i mali del corpo, non altrettanto lo è per quelli dello spirito. Spesso sono questi a provocare i mali del corpo assestando un colpo mortale alle nostre speranze. Quello che li identifica tutti è la paura. Di perdere la vita, la serenità e gli affetti. E oggi la paura di ciò che accade all’umanità, guerre, violenza, soprusi, raggiri. È possibile curare questo male dello spirito? Gesù nel Vangelo propone come terapia il percorso del chicco di grano, promotore della vita. A ispirarlo c’è la decisione di Gesù di non considerare la propria vita un tesoro da trattenere per sé, ma da condividere con tutti noi. Il guadagno è un’esistenza liberata dalla paura. San Pantaleone e gli altri martiri hanno dato credito a Gesù, non si sono lasciati vincere dalla paura. Lui ha spesso svolto la propria professione gratuitamente a favore dei più poveri, medico non solo delle malattie del corpo, ma anche di quelle dello spirito». Al termine della messa il trasferimento in piazza per il momento conviviale e la benedizione con la statua del patrono.
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