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BOZZOLO. L'INCONTRO

Oltre le sbarre dignità e misericordia

L’intervento di don Ciotti nella chiesa di San Pietro chiude la tre giorni Mazzolariana

Jacopo Orlo

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redazione@laprovinciacr.it

09 Giugno 2025 - 19:29

Oltre le sbarre dignità e misericordia

BOZZOLO - «Don Primo Mazzolari una volta scrisse come 'la giustizia è nelle mani di pochi, la misericordia è nelle mani di tutti'. Il carcere non può togliere la dignità delle persone. Il Vangelo, e la Costituzione, ci dicono che dobbiamo partire da qui: permette ai detenuti di poter cambiare».

Questo è uno dei passaggi salienti dell’intervento di don Luigi Ciotti avvenuto ieri nella chiesa di S. Pietro, che ha chiuso la tre giorni Mazzolariana, la manifestazione culturale dedicata alla figura del ‘parroco d’Italia’.

L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Isacco, con il patrocinio della Fondazione don Primo Mazzolari, della parrocchia e del Comune di Bozzolo e dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Mantova, con il sostegno di Fondazione Comunità Mantovana onlus e Fondazione Banca Agricola Mantovana.

Sono stati numerosi e importanti gli ospiti invitati a declinare alcuni concetti del pensiero di don Mazzolari negli argomenti di attualità.

Il fondatore di Libera ha partecipato all’incontro ‘Oltre le sbarre’; appuntamento dedicato al legame tra misericordia e giustizia, la funzione rieducativa del carcere e sul ruolo della speranza nel reinserimento dei detenuti nella società. Dopo i saluti iniziali di don Bruno Bignami, direttore nazionale dell’Ufficio Cei per i problemi sociali e il lavoro e tra gli autori del libro ‘Primo Mazzolari. Oltre le sbarre, il fratello’, don Ciotti ha presentato al numeroso pubblico il drammatico scenario del sistema penitenziario italiano.

«Il pensiero di don Primo è di un’attualità impressionante – ha detto don Ciotti –. È penoso pensare quanto i sistemi penitenziari non curino le piaghe e non generino nuove opportunità. La reclusione non può essere esclusione».
Sovraffollamento delle carceri, personale sotto organico, condizioni di grave sofferenza sia dei detenuti sia dei lavoratori. Eppure, numeri e volti «impongono a ciascuno di noi una grande attenzione». Prosegue infatti don Ciotti: «Credo sia un atto d’amore inchiodare le persone alle proprie responsabilità, aiutarle a prendere coscienza del male che hanno fatto a se stesse e agli altri. Ma poi dobbiamo chiederci: quali opportunità offriamo a chi esce dalle sbarre?».

Non solo una riforma del sistema penale, ma anche «avere la capacità di accogliere e amare quanti sono segnati dalle diverse forme di emarginazione». E dare dunque una nuova speranza ai detenuti. Le carceri infatti, ha detto il sacerdote citando papa Francesco, «non possono essere solo la ‘discarica sociale di tante storie’»; è necessario «creare le condizioni per il reinserimento delle persone nella società».
Misericordia come ascolto e vicinanza di storie e volti, ha concluso don Ciotti. «Vuol dire esserci, accettare quella fragilità umana che a volte è un po’ scomoda; proprio come Dio fa con ciascuno di noi».

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