L'ANALISI
06 Giugno 2025 - 21:17
Il bar San Giorgio
CREMONA - Un risarcimento simbolico per ‘scusarsi’ dell’accaduto, che sarà versato dai gestori del bar a un’associazione benefica. Si chiude così la vicenda degli insulti no vax diffusi online ai danni della reputazione di un noto locale cremonese. La querela è stata rimessa, ma il caso aveva lasciato il segno. Daniele Disingrini, 69 anni, noto per le sue posizioni no-vax, è finito sotto accusa per un post ritenuto diffamatorio pubblicato su Facebook nel 2021 contro il bar San Giorgio di Cremona. Nel messaggio, il locale di via Dante veniva definito ‘bar di Auschwitz’, aggiungendo accuse di xenofobia e affermando che fosse gestito da personale ‘all’opposto dell’ideologia comunista’.
La vicenda risale ai tempi delle restrizioni pandemiche, quando il bar aveva adottato misure anti-Covid, tra cui l’obbligo di Green Pass e ingressi separati per regolare il flusso dei clienti. «Le dimensioni del locale e la sua struttura ci permettevano – aveva spiegato il titolare – di rispettare tutte le normative vigenti in materia di prevenzione del contagio». Due porte, una per l’uscita e l’altra per l’entrata, distanziamento all’interno e l’obbligo di esibire il Green Pass per accedere all’area dei tavoli.
Una scelta che, secondo l’imputato, sarebbe stata discriminatoria. Ma per Edoardo Fugazza, amministratore del locale e parte civile con l’avvocato Gianluca Pasquali, quelle parole non erano solo false e offensive, ma anche pericolose. A pochi giorni dal post, infatti, due ragazzi avevano gridato ‘razzisti’ davanti al bar, un episodio che i titolari del locale hanno collegato direttamente alle dichiarazioni diffamatorie online. Quelle affermazioni per la parte civile avevano «il potenziale di fomentare atteggiamenti violenti» contro il locale e i suoi avventori.
Disingrini, assistito dall’avvocato Andrea Balzarini, ha scelto la via della conciliazione, risarcendo i danni. La somma, concordata con i querelanti, sarà devoluta a un ente benefico. Il caso rientra nel più ampio dibattito sull’uso dei social network e le conseguenze legali delle dichiarazioni pubbliche. Sebbene la querela sia stata ritirata dopo l’accordo, la vicenda riaccende i riflettori sul dibattito online: in un’epoca in cui un post può scatenare polemiche e ripercussioni reali, la diffamazione online non è mai un reato da sottovalutare.
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