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Il referendum: «Alle urne per crescere nei diritti»

All’Arci l’incontro con il senatore Magni e l’europarlamentare Scuderi in videoconferenza

Martina Carioni

01 Giugno 2025 - 08:10

Il referendum: «Alle urne per crescere nei diritti»

La euro parlamentare Benedetta Scuderi in video collegamento Massimiliano Bosio il senatore Tino Magni e Cecilia Gipponi

CREMONA - «Dopo anni siamo tornati a parlare di lavoro e questo è il cambiamento più importante che abbiamo visto in questi mesi. La competitività di oggi si gioca sul mercato dei capitali: ci sono merci, non lavoratori. I quesiti di questo referendum vogliono proprio restituire dignità ai lavoratori».

Ha iniziato così il suo intervento il senatore Tino Magni, presidente della commissione d’inchiesta sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nel dibattito di ieri sera, organizzato da Alleanza Verdi Sinistra al circolo Arci del quartiere di San Bernardino.

Moderati da Cecilia Gipponi, Magni, Massimiliano Bosio della Cgil di Cremona e Benedetta Scuderi (europarlamentare del gruppo dei Verdi Libera Europa collegata in videoconferenza) hanno presentato i quesiti che saranno proposti durante il referendum di domenica 8 e lunedì 9.

Al centro del confronto i quesiti relativi al lavoro, che puntano ad abrogare parti delle attuali leggi in materia, ritenute «dannose» per i diritti dei dipendenti. «Vogliamo la dignità del lavoratore, non ci interessa fargli ottenere la paghetta. La precarietà non è solo una condizione economica, è una minaccia continua alla sicurezza e alla salute», ha sottolineato Bosio.

«Non ci stiamo solo riprendendo i nostri diritti. Stiamo anche tornando comunità e lavoriamo insieme per le persone che ci stanno intorno. Per troppo tempo la società ci ha voluto individualizzare, per metterci gli uni contro gli altri nella costante lotta per un lavoro precario», ha concluso il suo intervento la europarlamentare Scuderi.

Accanto al tema del lavoro, è stato discusso anche il quesito sulla cittadinanza, per aprire a una riforma che riconosca i diritti a chi è cresciuto in Italia e ne è parte attiva, ma resta escluso dalla piena cittadinanza. Una battaglia che i promotori di questo referendum considerano fondamentale per una società «più giusta e inclusiva».

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