L'ANALISI
25 Maggio 2025 - 19:55
D’Elia con i rappresentati della Camera penale in carcere
CREMONA - Un appello corale: «Non basta parlare di reinserimento. Occorre costruire, ogni giorno, le condizioni perché la pena non sia una frattura definitiva, ma un passaggio verso una nuova cittadinanza». L’appello è stato lanciato il 22 maggio scorso, all’esito della visita, la mattina, nel carcere di Ca’ del Ferro, e il pomeriggio, del convegno nella Sala dei Quadri del Comune. La giornata è stata organizzata dalla Camera penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’ con la presidente Micol Parati, in collaborazione con ‘Nessuno Tocchi Caino - Spes contra Spem’, l’organizzazione che si occupa dei diritti dei detenuti e della lotta contro la pena di morte, rappresentata da Elisabetta Zamparutti, tra i fondatori dell’associazione, e dal tesoriere Sergio D’Elia. «Una giornata di confronto autentico, dentro e fuori il carcere», è il senso dell’iniziativa. Per la Camera penale della Lombardia orientale, c’era la presidente Luisa Crotti.
«Nella visita che abbiamo fatto in carcere - ha spiegato Zamparutti — abbiamo trovato 539 detenuti per una capacità effettiva di 384 posti (le celle dell’isolamento sono in via di ristrutturazione). Pur essendo una casa circondariale, ci sono 451 detenuti effettivi. Molti sono gli stranieri, 322, ma ancor di più sono quelli con problemi psichiatrici e dipendenza da sostanze: 367. Per tutti loro ci sono uno psichiatra e tre psicologi, mentre gli educatori effettivi sono 5 e gli agenti penitenziari, che da pianta organica dovrebbero essere 223, sono invece effettivi solo 177».
Per Zamparutti, «una situazione che, se non governata con una riduzione del sovraffollamento, invece di assicurare ordine e sicurezza ne costituisce una grave minaccia». Se ne è parlato al convegno moderato dall’avvocato Raffaella Bondonno, la quale ha ricordato che il carcere «non può essere luogo di mera punizione, ma strumento di recupero e dignità». E ha richiamato «il ruolo dell’avvocatura nel garantire che i diritti non si fermino alle sbarre».
La presidente Parati ha parlato del ruolo dell’avvocato come garante di legalità e rieducazione, Alessio Romanelli, presidente dell’Ordine degli avvocati, dell’impegno dell’Ordine forense nella cultura penitenziaria, la direttrice reggente del carcere, Giulia Antonicelli, dei progetti concreti attivi nella struttura (con lei la comandante reggente Letizia Tognali), D’Elia del carcere oltre la punizione: una giustizia che ripara.
L’architetto Cesare Burdese ha parlato della necessità di spazi detentivi pensati per la dignità, mentre il cardiologo, Federico Canziani, dell’ impatto medico e psicologico della detenzione, Zamparutti delle buone pratiche europee in tema di detenzione alternativa. «Tutti sguardi unanimemente volti ad uscire da una condizione chiusa del carcere». L’assessore alle Politiche sociali, Marina Della Giovanna ha evidenziato «l’importanza della collaborazione tra istituzioni locali e sistema penitenziario per promuovere percorsi di reinserimento sociale», sottolineando «il ruolo del welfare di prossimità nel sostenere i detenuti durante e dopo la detenzione».
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