L'ANALISI
IL CASO
23 Maggio 2025 - 15:35
Nel riquadro il sindaco Giovanni Sgroi
RIVOLTA D'ADDA - «Bellissima mora», «Bella bionda», «Bellissima», «Figlia bellissima», «Stupenda mora», «Stupenda bionda». Tra le note dei contatti salvati in rubrica, sei pazienti le aveva descritte così. Lo hanno scoperto i carabinieri, analizzando l’iPhone di Giovanni Sgroi, medico e sindaco di Rivolta d’Adda, giovedì finito agli arresti domiciliari con le ipotesi di accusa di violenza sessuale aggravata su quattro pazienti di 24, 33, 34 e 35 anni, che tra gennaio e maggio di un anno fa avevano prenotato visite nel centro medico polispecialistico privato di Pozzuolo Martesana, in provincia di Milano.
Natali a Messina, 70 anni compiuti il 25 aprile scorso, da più di 40 casa e famiglia a Rivolta, direttore sanitario del Poliambulatorio milanese e iscritto all’Ordine dei medici della provincia di Cremona dal 21 marzo del 1980, durante quelle visite Sgroi sarebbe andato oltre, costringendo le pazienti a subire atti sessuali.
Dopo la notizia del suo arresto, ieri il prefetto, Antonio Giannelli, ha «tempestivamente» sospeso il sindaco Sgroi.
L’indagine del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, coordinati dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo, ha ricostruito i quattro presunti casi di violenza.
L’inchiesta nasce dalla denuncia della paziente 24enne. Alle tre del pomeriggio del 14 maggio di un anno fa, martedì, ha appuntamento per una visita gastroenterologica. Dall’ambulatorio la giovane esce sconvolta. Circa tre ore dopo si presenta ai carabinieri. Racconta che al momento dell’ecografia, il medico ha iniziato a farle apprezzamenti («Hai un bel fisico però sei carina, sei magra per mangiare così tanto») poi sfociati in palpeggiamenti e violenze. La vittima quindi spiega di essersi sentita «paralizzata e completamente manipolata da lui». Sgroi le avrebbe anche accarezzato la spalla, accompagnandola alla reception, per poi farle l’occhiolino e salutandola con un «Ciao piccolina».
Parte l’indagine. Al centro medico di Pozzuolo Martesana vengono sequestrati documenti. E sotto sequestro finiscono anche lo smartphone, un computer e un tablet iPad del medico-sindaco Sgroi. Analizzandoli, emergono gli altri tre episodi contestati. Quattro storie quasi fotocopia con le vittime «a disagio» e rimaste «traumatizzate» dalla visita. «Un uomo molto potente», lo definirà il parente di una delle vittime.
Gli inquirenti, vista la frequentazione dell’ambulatorio, non escludono casi simili.
Come scrive il gip, Sara Cipolla, nell’ordinanza di custodia cautelare, Sgroi «ha trasformato l’attività medica in un’occasione per porre in essere comportamenti lesivi della sfera sessuale delle sue pazienti, abusando della sua posizione di potere e delle marcata inferiorità delle vittime, anche per lo stato di vulnerabilità e per la evidente incapacità di porre freno alle sue pulsioni sessuali». Un «preciso modus operandi consistente nel porre dapprima domande attinenti alla sfera personale e/o sessuale, prive di utilità medica, alternandole a domande afferenti ai malesseri del paziente per poi, nell’ambito dello svolgimento dell’ecografia addominale, in modo subdolo e repentino, compiere atti sessuali senza il consenso delle pazienti, estranei all’attività medica inclini solo al soddisfacimento del suo piacere».
Per martedì prossimo è fissato l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. «Il dottore si ritiene totalmente estraneo ai fatti contestati — spiega l’avvocato difensore Domenico Chindamo —. Avremo modo e maniera di argomentarlo».
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